IL NUMERO

10.000

Sono gli euro che i genitori possono essere costretti a pagare come multa se pubblicano sul web foto o informazioni sui figli minorenni. Lo ha stabilito, il 23 dicembre scorso, il Tribunale di Roma con un’ordinanza (procedimento 39913/2015) in merito alla vicenda di un ragazzo di 16 anni indispettito dalle continue foto e commenti che la madre metteva su internet.

Secondo il tribunale, infatti, il giudice oltre a ordinare la rimozione delle immagini dei minorenni postate sui social, può stabilire anche il pagamento di una somma di denaro a favore dei figli “lesi”.

  A motivare la decisione dell’organo giudicante l’articolo 96 della legge sul diritto d’autore, la 633 del 1941, che stabilisce che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso, salvo alcune eccezioni, come la notorietà o l’ufficio pubblico ricoperto dal soggetto ritratto, la necessità di giustizia o di polizia, gli scopi scientifici, didattici o culturali o quando la riproduzione è legata alla partecipazione a fatti e cerimonie pubbliche.

Niente a che vedere, dunque, con le migliaia di foto che ogni giorno postiamo, o possiamo ammirare, su Facebook, Instagram e affini, che ritraggono le “gesta” dei piccoli, figli di “genitori social”.

Senza contare che i minori godono anche di una protezione rafforzata, secondo quanto stabilito dall’articolo 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo, approvata nel 1989.

E se da un lato questa continua sovraesposizione dei nostri bambini e ragazzi può essere motivata dall’orgoglio e dalla volontà di condividere quanto di più bello ci sia – i propri figli, che molto spesso sono graziosi, sorridenti, fanno cose buffe, intelligenti e straordinarie – dall’altro qualche domanda sull’uso che di queste immagini e di queste informazioni può essere fatto e sull’opportunità di lasciare una traccia perenne nel mare magnum della rete dovremmo porcela.

Sarà conveniente per i bambini di oggi sapere, tra vent’anni, quando cercheranno di farsi strada nel mondo del lavoro, che le loro foto con il pannolino potranno essere trovate? O rafforzerà la loro autostima ​essere consapevoli​ che chiunque potrà scoprire che nell’infanzia non perdevano occasione per piantare grane?

Se ci pensiamo solo per pochi istanti, ci rendiamo conto che sappiamo molto non solo dei nostri figli e dei loro amici, ma anche dei figli di perfetti estranei o quasi. Conosciamo i loro cartoni animati preferiti, le frasi dedicate a babbo e mamma, magari abbiamo anche assistito in differita alle loro performance canore.

Non deve meravigliare, quindi, che la sentenza del Tribunale di Roma, ripresa dal Sole 24 ore (qui l’articolo), abbia fatto il giro di tutti i più importanti media italiani.

Già, anche perché l’utilizzo della rete e dei Social in particolare, in Italia conosce ancora un triste vuoto normativo. La sentenza del Tribunale di Roma non è certo l’unica in materia, ma è la prima che associa il danno subito dal minorenne a un indennizzo economico. Altri tribunali italiani si sono pronunciati su questa materia, spesso trattando cause di separazione o divorzio tra genitori, che prevedevano anche la regolazione e la tutela dell’immagine dei figli in rete.

Genitori, dunque, fate attenzione. Prima di pubblicare foto di neonati mentre fanno il bagnetto, video messaggi di piccoli comici, istantanee di gesta sportive chiedetevi se è davvero utile. O siate, per lo meno, consapevoli dei rischi amministrativi e penali che potete correre.

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