CRITICA DIALOGARE IN PACE FILM VISIONI

100 per cento Torpigna

L'integrazione è un incontro a metà. Il film "Bangla", fa ridere e riflettere sul mondo ancora poco conosciuto degli italiani "di seconda generazione"

«Sono un italiano di seconda generazione, nato a Roma da una coppia arrivata dal Bangladesh. 50 per cento bangla, 50 per cento Italia, 100 per cento Torpigna». È una delle battute più felici del film Bangla, dell’esordiente regista e attore ventiduenne Phaim Bhuiyan, nelle sale italiane dal 16 maggio, e la definizione che lo stesso Phaim ama dare di sé.

Un film tenero, ironico, a tratti scanzonato, leggero e mai banale sul difficile tema dell’integrazione tra mondi e culture diverse, tra immigrati di seconda generazione e italiani, in gran parte autobiografico, girato tra i palazzoni di Torpignattara, il quartiere romano dove il giovane filmaker è nato e cresciuto.

La storia racconta i problemi quotidiani del bengalese Phaim, interpretato dallo stesso regista, ben integrato ma fortemente legato alla famiglia, alle tradizioni, condizionato dalla religione musulmana nel suo già complicato rapporto con l’altro sesso, diviso tra il mondo in cui è cresciuto e quello da cui proviene la famiglia. Lavora come custode in un museo e sbarca il lunario suonando in una band “etnica” che sogna il rock, ma si esibisce ai matrimoni della comunità bangla. La sorella è in procinto di sposarsi con un connazionale, il padre lavora come ambulante, la madre è casalinga con la fissa di andare a vivere a Londra e vede per il figlio un futuro «prima lavoro, poi matrimonio, poi figli», con una ragazza “bangla”.

Ma il destino ha altri disegni per il giovane Phaim che, durante un’esibizione fuori dai normali circuiti del quartiere, conosce Asia, una ragazza romana (interpretata da Carlotta Antonelli). È amore a prima vista, ma fin dall’inizio la relazione mette in difficoltà Phaim, alle prese con la ferrea regola dell’Islam della castità prima del matrimonio, tra desiderio e timore, tra il suo mondo e quello di Asia, cresciuta in una famiglia allargata, molto alternativa, disposta ad accettare i limiti che la religione impone al ragazzo, ma non a tollerare la sua paura di presentarla alla famiglia. Del resto come dice lo stesso Phaim Bhuiyan, parlando del film,«integrazione è un incontro a metà strada, un cui ognuno deve fare la propria parte. Gli italiani, ma anche gli stranieri che scelgono di vivere qua».

Intorno ai due protagonisti si muove un mondo colorato e multietnico, lontano dallo stereotipo dell’isolamento in cui spesso le comunità di immigrati vivono, che offre spunti di riflessione mettendo in luce con delicata ironia i lati positivi dell’incontro tra culture. Si ride, si sorride e si riflette, tra battute, siparietti e personaggi presi dalla strada: dall’amico confidente che resta muto alle domande del ragazzo, all’imam che lo indirizza all’obbedienza delle regole religiose, ma lui stesso ha difficoltà a rispettarle, dalla sorella che non si vuole più sposare, al padre di Asia (Pietro Sermonti) che vuole fare l’attore e si esibisce in casa con chitarra elettrica e pezzi di hard rock.

Il film è una storia vera, che racconta senza pretese molti temi che i giovani “di seconda generazione” vivono quotidianamente sulla propria pelle, cresciuti in mezzo agli italiani, che tali si sentono, ma legati alle tradizioni delle famiglie di origine.

Prodotto da Emanele Scaringi di Fandango, Bangla è stato girato con un budget di 600 mila euro, in poche settimane, con attori presi dalla strada e personaggi veri, tra cui la madre del protagonista, che lo è anche nella vita, un’amica che interpreta la sorella, il venditore di frutta nel ruolo di se stesso e altri.
Una storia azzeccata tra «palazzi scrostati e murales, facce di mille colori, frutterie aperte h24 e moderni beershop, moschee e chiese, giovani e vecchi», come racconta Phaim, che ha già vinto diversi premi all’estero e che sta riscuotendo successo in Italia.

Una bella opera prima, ci auguriamo di una lunga serie, perché Phaim è deciso a continuare nella carriera di attore e regista. Se il buongiorno si vede dal mattino…