IL NUMERO

12

Nel Fondo Manoscritti del Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei di Pavia sono conservate, in 12 scatole, le carte dello scrittore Romano Bilenchi. Si tratta di materiali di elaborazione, bozze e edizioni con postille d’autore, ma anche circa 3.000 lettere ricevute da vari corrispondenti; c’è anche un quaderno di Elio Vittorini, risalente alla fine del 1937. Le carte di Bilenchi sono state donate al Centro Manoscritti in più tempi:  la prima donazione risale al 1968 ad opera dell’autore stesso, mentre a quelle successive, fra 1984 e il 1992, ha provveduto sua moglie. Oltre alle carte pavesi, di Bilenchi si conservano la collezione d’arte e i 15.000 volumi della sua biblioteca, ora presso il Conservatorio San Pietro, Collezione Romano Bilenchi.

Le dodici scatole bilenchiane, per un totale di 777 unità archivistiche collegate, sono conservate in ottima compagnia in uno fra i più importanti archivi italiani per la conservazione e lo studio del patrimonio archivistico e bibliografico moderno e contemporaneo, per il quale dobbiamo ringraziare la tenacia e la passione della filologa Maria Corti, che in Ombre dal Fondo, a proposito delle carte d’autore, scrive:

«Al di là degli eventi che passano, le Carte durano, ciascuna con la sua minuscola storia e vivono in quella che Borges chiama la nostra “quarta dimensione, la memoria”. E quando anche noi ce ne andremo, loro le Carte resteranno lì e non sapranno mai che non ci siamo più».

Certo non sapranno mai che non ci siamo più quando ce ne andremo, ma fintanto che ci siamo, quante storie ci sapranno raccontare!