Nel Medioevo i numeri rivestono un ruolo speciale nella simbologia cristiana, hanno sempre significati sacri e spirituali, e in particolare quelli che rappresentano la completezza e la perfezione della Trinità in rapporto al mondo terreno; sono fondamentali in Dante e in Boccaccio, per il quale Dante è punto di riferimento culturale e filosofico.
Nella Bibbia il numero dodici ha un significato molto importante, è un numero scelto da Dio come simbolo della completezza degli esseri viventi. Non solo è il numero delle tribù di Israele, ma anche il numero dei discepoli di Gesù: Gesù chiama a sé 12 apostoli, quindi su 1+12 si basa la fondazione del messaggio di Cristo. Tredici è uno in più di Dodici, l’antico numero della completezza. Al Tredici è associato il significato della fine di un ciclo, perché ci sono tredici mesi lunari in un anno; una ottava musicale cromatica è composta da 13 suoni differenti (anche se il primo e l’ultimo sono la stessa nota, ma in ottave diverse). La somma dei primi 13 numeri dà come risultato 91, che è il numero di giorni di una stagione.
Gli Egizi consideravano il 13 un numero fortunato, per questo popolo i gradini della scala che conduceva verso la vita eterna erano dodici e solo toccando il tredicesimo gradino si passava all’immortalità. Il 13 nei tarocchi è la Morte o Arcano senza Nome, una simbologia che ricorda l’ineluttabilità, la necessità del cambiamento, la trasmutazione, ogni cosa in questo mondo decade e deve venir sostituito da altri valori, idee, poteri, oggetti, che dalla fine dei precedenti traggono la loro forza ed energia per iniziare un nuovo ciclo.
Tredici nella geomatria ebraica (in ebraico גימטריא/גימטריה, è un sistema di numerologia che studia le parole scritte in lingua ebraica e assegna loro valori numerici) è il corrispettivo numerico del tetragramma biblico, che è la sequenza delle quattro lettere ebraiche che compongono il nome di Dio.