LA DATA

14 agosto 1988

Il 14 agosto del 1988 muore Enzo Ferrari, fondatore dell’omonima casa automobilistica nota in tutto il mondo. Sono passati trent’anni dalla morte del “Drake”, come veniva chiamato per il suo carattere indomito e l’indole corsara, ma il suo nome continua a restare nel mito. Lo conferma il pilota Sebastian Vettel in una recente intervista: «Dal primo giorno in cui sono entrato in Ferrari, a fine 2014, ho sentito che il suo spirito era presente ovunque. Avrei davvero voluto conoscerlo, perché secondo me era una persona speciale, un uomo con una visione attuale ancora oggi».

Ferrari, classe 1898, cominciò a gareggiare nel 1920, guidando un’Alfa Romeo. Tre anni dopo, vinse il “Gran Premio del Circuito del Savio”. Fu allora che la contessa Paolina Biancoli, madre dell’aviatore Francesco Baracca, gli affidò il cavallino rampante, simbolo che il figlio aveva avuto sulla carlinga dell’aereo, invitandolo ad apporlo sulle sue macchine, certa che gli avrebbe portato fortuna.

E così fu. Dal 1932, questo simbolo apparve sulla carrozzeria delle vetture utilizzate dalla Scuderia Ferrari, esistente fin dal 1930, ma che fu costituita in ragione sociale dal ‘47. Ancora oggi lo si vede campeggiare sulle “rosse” che hanno fatto sognare e ancora emozionano generazioni di aficionados della F1.

Uomo schivo, riservato, pragmatico, della sua esperienza nelle corse diceva che non era stata esaltante, mentre riconosceva a Tazio Nuvolari il gradino più alto nel suo personale olimpo dei piloti automobilistici sportivi. Di sé diceva che non si era mai considerato «un progettista, un inventore, bensì soltanto un agitatore di uomini e problemi tecnici».

Enzo Ferrari morì nella sua città natale, Modena, all’età di 90 anni. La notizia della sua morte, seguendo le sue volontà, fu divulgata soltanto ad esequie avvenute. Il funerale si svolse in forma strettamente privata, senza corteo e alla presenza dei soli amici e parenti intimi. Ferrari è stato tumulato nel cimitero di San Cataldo, accanto alla tomba del figlio Dino.

Poco meno di un mese dopo, al Gran Premio d’Italia di Formula 1, a Monza, i piloti della scuderia Ferrari, Berger e Alboreto, si piazzarono al primo e al secondo posto, dedicando la vittoria alla memoria del “Drake”.

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