LA DATA

14 gennaio 1976

Il primo numero costava 150 lire e apriva sull’incarico di governo a Moro. Nasceva con molte aspettattive e supportato da un pool di firme di grande peso, ma nessuno avrebbe scommesso sul fatto che sarebbe diventato il quotidiano più venduto d’Italia, in eterna concorrenza con il Corriere della Sera, e addirittura un “partito” capace di orientare e influenzare l’opinione pubblica.

Il 14 gennaio 1976 nelle edicole italiane si poteva acquistare il primo numero de “la Repubblica”, sotto la direzione del fondatore Eugenio Scalfari (insieme a Carlo Caracciolo, Mario Formenton e Giorgio Mondadori). Già agli esordi vi scrivevano Natalia Aspesi, Corrado Augias, Barbara Spinelli, oltre a grandi nomi del giornalismo italiano oggi scomparsi come Giorgio Bocca, Roselina Balbi, Miriam Mafai, Sandro Viola, Mario Pirani.

Si propone all’inizio come “secondo giornale”, per quella sinistra acculturata che vuole approfondire i fatti e i retroscena. Buona parte della sua fortuna la deve anche al suo formato, più piccolo di quello degli altri quotidiani che sono ancorati al “lenzuolone”, maneggevole e comodo da leggere anche sui mezzi pubblici. La grafica è moderna e anche i contenuti sono organizzati in maniera innovativa, con un “primo sfoglio” di approfondimento quasi da settimanale e un “secondo sfoglio” legato alla cronaca quotidiana.

All’inizio snobba lo sport (non esce il lunedì) e da subito dà ampio spazio alla cultura, collocata nelle pagine centrali del giornale, invece che in terza come da tradizione consolidata. Vede la luce in via Po, a Roma, nello stesso edificio dove si produceva il settimanale “L’Espresso”, di cui è rimasta parente stretto. I primi trent’anni del giornale sono stati raccontati dal giornalista e studioso dei media Angelo Agostini nel volume La Repubblica. Un’idea dell’Italia (1976-2006), edito da Il Mulino.

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