LA DATA

17 gennaio 1942

TITTA SCHIIRALDI

Il 17 gennaio del 1942, a Louisville, in Kentucky, nacque il piú grande pugile di tutti i tempi: Classius Clay, divenuto poi Muhammad Ali, in seguito alla sua conversione all’Islam.

L’uomo dei record, uno dei primi campioni sportivi che riuscí a divenire un personaggio, un mito dai toni accesi come le sue celebri dichiarazioni, inizió a praticare lo sport che gli diede fama e ricchezza per un caso fortuito. Difatti, appena dodicenne, ma già con una fisicità importante, incontró un poliziotto appassionato di boxe, mentre era alla ricerca della sua bicicletta rubata e minacciava di picchiare i colpevoli. Fu proprio il poliziotto a consigliargli d’imparare l’arte del pugilato e a condurlo in una palestra dove avrebbe poi iniziato la sua carriera di boxeur.

Conquistó il podio piú alto alle Olimpiadi di Roma, nel ’60, e quattro anni dopo, appena ventiduenne, divenne campione del mondo, battendo Sonny Liston.  Ha subito un solo KO nei 61 incontri disputati nella sua carriera, ha vinto per 56 volte, 37 delle quali per KO.

Memorabili furono i combattimenti con Foreman e Frazier; altrettanto memorabili divennero le sue esternazioni contro il militarismo degli USA, che, insieme alla sua posizione di obiettore di coscienza ed al suo conseguente rifiuto di partire per il Vietnam, gli costarono lunghi anni di allontanamento dalla boxe. Ispirato dal Reverendo Martin Luther King e ancor di più da Malcom X, si battè per i diritti degli afroamericani, facendo sentire la sua voce, potente come i suoi pugni, contro le ingiustizie.

Già duramente provato dal Parkinson, riuscì, sorretto da una grande forza di volontà a presenziare alle Olimpiadi di Londra del 2012. Aveva già commosso il mondo apparendo come ultimo tedoforo ai Giochi di Atlanta, nel 1996.

Ali, “il più grande”, come veniva universalmente chiamato, dopo aver combattuto e vissuto “volando come una farfalla e pungendo come un’ape”, dopo la gloria, le cinture rifulgenti d’oro, la rabbia atavica e le guasconate, l’enorme rilevanza mediatica dei suoi match, dei suoi gesti e delle sue parole, si è spento, a causa di complicanze dovute alla sua grave malattia, il 3 giugno 2016 a Phoenix, all’età di 74 anni.

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