LA DATA

2 dicembre 1964

È il 2 dicembre 1964, da due mesi gli studenti della Berkeley University organizzano volantinaggi, sit-in, cortei e comizi per protestare contro il divieto di tenere iniziative pubbliche e manifestazioni politiche all’interno del campus.

Mario Savio, nato a New York ma di origini italiane, è un brillante studente di fisica non ancora ventiduenne e sui gradini di Sproul Plaza tiene un discorso in risposta al rettore che aveva paragonato l’università ad una fabbrica in cui plasmare i giovani: «Se l’università è una fabbrica, noi allora siamo il materiale grezzo che loro vogliono manipolare, per renderci docili clienti del Governo, dell’Università, dell’industria, del sindacato… Arriva il momento in cui il funzionamento della macchina diventa così odioso, … che non puoi prendervi parte, non puoi esserne parte nemmeno passivamente. Bisogna mettere i nostri corpi in mezzo alle ruote, agli ingranaggi, alle leve e fare in modo che si fermino…».

Le sue parole fanno divampare la rivolta, 1.500 studenti occupano l’università e la polizia interviene con arresti di massa. Dopo una battaglia durata mesi gli studenti di Berkeley otterranno nuovamente la libertà di parola e il Free Speech Movement, farà da detonatore ai movimenti studenteschi degli anni Sessanta in USA, per propagarsi nel ‘68 alle Università europee.

Per Mario Savio le conseguenze saranno pesanti, l’FBI lo bolla come soggetto pericoloso, si susseguono i processi a suo carico e, malgrado le indubbie capacità, riesce a laurearsi solo nel 1984, per poi morire prematuramente nel 1996.

La scalinata di Sproul Plaza porta ora il suo nome.

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