IL NUMERO

20.000

Sono approssimativamente le tonnellate di giadeite – uno dei due minerali, con la nefrite, che comunemente vanno sotto il nome di giada – trattate ogni anno dall’industria cinese per trasformarle in gioielli e altri oggetti di ornamento, in buona parte destinati all’Occidente.

La giadeite viene estratta principalmente nella Repubblica del Myanmar, l’antica Birmania, in particolare nella provincia di Kachin, al confine con la Cina, dove si trovano i più importanti giacimenti. La nefrite è invece estratta in varie miniere dell’Asia centrale.

Le condizioni di lavoro nell’estrazione di questi minerali sono durissime (perciò l’amministrazione Obama decise il boicottaggio delle importazioni della giada): i minatori – malpagati, sfruttati e senza diritti – scavano fino a raggiungere lo strato contenente il minerale e ne estraggono i pezzi di maggiori dimensioni. Ma sul fianco delle colline, dove vengono scaricati i residui dell’estrazione, i disperati si arrampicano per recuperare gli scarti e rivenderli per pochi spiccioli. Alcuni anni fa sotto una montagna di detriti morirono 150 birmani e la notizia passò sui giornali con la rapidità di una cometa.

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