Erano in cinque e avevano 21 anni. La loro colpa, se di colpa si può parlare, era quella di aver rifiutato di arruolarsi nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana. E per questo erano stati condannati a morte e fucilati proprio dai soldati dell’RSI. Il periodo storico in Italia era delicato, la Seconda Guerra Mondiale stava volgendo al termine e il ventennio fascista aveva messo duramente alla prova il popolo italiano.
Era una mattina di inizio primavera in quel 22 marzo 1944 quando cinque giovani di Vicchio, nel Mugello, persero la vita per mano dei soldati della Repubblica Sociale Italiana a Firenze, a Campo di Marte, sotto la torre di quella che oggi è la Torre della Maratona dello Stadio Artemio Franchi. Il prologo di questa tragica storica inizia al principio del mese di marzo, il 6, quando i partigiani occupano la cittadina di Vicchio, uccidendo i simpatizzanti del regime fascista che riuscirono a catturare. A questo risposero i militi della Repubblica Sociale Italiana, che procedettero a un rastrellamento della zona in cerca di renitenti alla leva, accusati di appartenere ai partigiani. Tra questi figuravano i cinque giovani che furono poi barbaramente uccisi.
Per onorare la loro memoria, e non dimenticare mai di quali crimini si è macchiato il regime fascista, il 25 aprile del 2008 l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha insignito i cinque giovani (ricordati come i martiri di Campo di Marte) della Medaglia d’oro al valore civile.Per ricordare questo tragico avvenimento ogni anno, il 22 marzo, viene celebrata una funzione religiosa e vengono deposte corone di alloro lì dove ora sorge un monumento commemorativo.