LA DATA

24 aprile 1184 a. C.

Fu in quel giorno di 3201 anni fa che, secondo la tradizione, gli antichi greci entrano a Troia servendosi di un finto cavallo. Lo fecero dopo dieci lunghi anni di assedio, attuando un piano escogitato da Ulisse, che prevedeva di abbandonare la spiaggia di fronte alla città fingendo di ritornare in patria, lasciandoci un enorme cavallo di legno costruito da Epeo con l’aiuto di Atena, per nascondersi presso la vicina isola di Tenedo; e celando dentro al cavallo alcuni tra i più valorosi guerrieri di Agamennone, guidati da Ulisse stesso.

I Troiani si convinsero che la guerra fosse realmente conclusa anche se divisi sulla sorte da riservare al cavallo; Laocoonte, guerriero troiano divenuto sacerdote di Apollo, consigliò ai suoi concittadini di diffidare del nemico e di distruggere il cavallo:

«Per primo accorre, davanti a tutti, dall’alto della rocca Laocoonte adirato, seguito da una grande turba; e di lungi: “Sciagurati cittadini, quale così grande follia? Credete partiti i nemici? O stimate alcun dono dei Danai privo d’inganni? Così conoscete Ulisse? O chiusi in questo legno si tengono nascosti Achei, o questa macchina è fabbricata a danno delle nostre mura, per spiare le case e sorprendere dall’alto la città, o cela un’altra insidia: Troiani, non credete al cavallo. Di qualunque cosa si tratti, ho timore dei Danai anche se recano doni».

È il racconto di Publio Virgilio Marone nel libro II, vv. 40-50 dell’Eneide.

Per portare a termine l’inganno di Ulisse fu tuttavia fondamentale la presenza di Sinone e le menzogne che raccontò. I Troiani si fecero convincere e addirittura abbatterono una parte delle mura ciclopiche che circondavano Ilio per trasportare il cavallo in città.

Fu proprio Virgilio nell‘Eneide a raccontare questo episodio di cui non c’è traccia nell‘Iliade di Omero ed è solo incidentalmente citato nell’altro poema omerico, l’Odissea. Gli storici moderni hanno ipotizzato che il cavallo di Troia fosse in realtà un ariete da assedio a forma di cavallo, la sua descrizione sarebbe poi stata trasformata nel mito attraverso resoconti orali tramandati da persone che non avevano assistito direttamente all’evento. Pausania, uno storico greco vissuto nel II secolo d.C. scrisse nel suo libro Periegesi della Grecia che chiunque non consideri il popolo troiano incredibilmente stupido sa che il cavallo era una macchina d’assedio.