Fascinoso, colto, impegnato nella salvaguardia delle opere d’arte italiane trafugate durante la seconda guerra mondiale, Rodolfo Siviero nacque il 24 dicembre 1911 a Guardistallo (Pi).
Completati gli studi in ambito artistico-letterario all’Università di Firenze con l’obiettivo di diventare un critico d’arte, intorno agli anni Trenta diventa un agente segreto per il Servizio Informazioni Militare italiano. Aderisce al fascismo e nel 1937 parte alla volta di Berlino – sotto la copertura di una borsa di studio in storia dell’arte – per raccogliere informazioni sul regime nazista.
Dopo l’8 settembre 1943 Siviero si schiera con il fronte antifascista. Si occupa prevalentemente di monitorare il corpo militare nazista detto Kunstschutz, corpo istituito originariamente con lo scopo di proteggere il patrimonio culturale dai danni della guerra, ma che sotto le direttive naziste si occupava di trafugare dall’Italia verso la Germania il maggior numero di opere d’arte. Nella casa dello storico dell’arte ebreo Giorgio Castelfranco sul lungarno Serristori di Firenze – oggi nota come Casa Siviero – Siviero si occupa di coordinare alcune delle attività partigiane di intelligence.
Imprigionato e torturato dalle milizie fasciste, resiste agli interrogatori e, grazie all’interessamento di alcuni ufficiali repubblichini che in realtà collaborano con gli alleati, viene rilasciato.
Riportate in Italia la maggior parte delle opere trafugate, nel dopoguerra Siviero si occupa sistematicamente di ricercare, per conto del Governo, tutte le opere d’arte che vengono rubate ed esportate dall’Italia. Questa intensa attività, che gli vale il soprannome di “007 dell’arte”, dura fino alla sua morte nel 1983.