Il 25 novembre 1947, negli Stati Uniti, venne istituita la prima “lista nera” di Hollywood, ovvero la pratica di negare il lavoro a sceneggiatori, attori, registi, musicisti e altri professionisti dello spettacolo americani, ritenuti simpatizzanti, vicini o legati al Partito comunista americano (CPUSA). Ma la storia della Hollywood blacklist partiva da più lontano ed era radicata negli eventi accaduti negli anni Trenta e nei primi anni Quaranta.
Nel 1932 William Z. Foster politico e sindacalista americano, aveva scritto “Verso un’America Sovietica”, in cui aveva esposto i piani del CPUSA per la rivoluzione e la costruzione di una nuova società socialista, basata sul modello dell’URSS. In quello stesso anno, peraltro, era diventato segretario generale del Partito Earl Browder, che rese il CPUSA ancora più legato al partito sovietico (PCUS) e contribuì a svilupparne l’apparato segreto di spionaggio.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Earl Browder dichiarò che l’alleanza tra le potenze occidentali e l’URSS avrebbe prodotto, a guerra ultimata, un perpetuo periodo di armonia sociale e, per meglio integrare il movimento comunista nella vita americana, nel 1944 il partito venne ufficialmente sciolto e sostituito dall’Associazione Politica Comunista. Il CPUSA era molto attivo all’interno della società americana, tant’è che nel 1947 l’amministrazione Truman introdusse il giuramento di fedeltà, con il quale i lavoratori federali dovevano garantire di non essere comunisti.
Questo portò al licenziamento di molti militanti del CPUSA, legittimando così l’idea che i comunisti fossero dei sovversivi e non avessero diritto al lavoro né nell’ambito pubblico né in quello privato. Fu l’occasione anche per una bella ripulita dell’industria cinematografica, con l’istituzione, appunto, della “lista nera” di Hollywood il 25 novembre 1947, che sarebbe stata implementata, all’occorrenza, fino al 1960.
Dopo la seconda guerra mondiale, in seguito all’avanzata dell’Unione Sovietica in Europa orientale e la rivoluzione cinese del 1949, Washington intensificò le attività della Commissione per attività anti-americane (House on Un-American Activities Committee, HUAC). Il simbolo della cosiddetta caccia alle streghe comuniste fu Joseph McCarthy, senatore Repubblicano del Wisconsin, che diresse la commissione dal 1950 al 1954. Difficile calcolare le vittime del maccartismo: le persone imprigionate furono centinaia, ma decine di migliaia persero il lavoro, semplicemente per essere citate in giudizio dalla HUAC. In quegli anni, del resto, bastava anche solo essere sospettati di omosessualità per finire nelle “grinfie” del maccartismo.
Per quanto riguarda la lista nera di Hollywood, si stima che più di 300 tra attori e registi furono allontanati dall’industria cinematografica, anche se non erano americani, e addirittura dagli stessi Stati Uniti. Tra questi Charlie Chaplin, Orson Welles, Elia Kazan e moltissimi altri attori, registi, sceneggiatori. Inoltre, liste di sospetti comunisti erano presenti in quasi tutti gli ambiti lavorativi, nell’università e nelle amministrazioni statali, dove il controllo rasentava l’isterismo collettivo.