LA DATA

26 agosto 1795

Giuseppe Balsamo, noto come il Conte di Cagliostro, muore dopo lunghi anni di reclusione il 26 agosto 1795 nel Castello di San Leo vicino a Rimini nell’alto Montefeltro, dove era stato incarcerato in seguito alla condanna del Sant’Uffizio. Stava scontando una lunga pena per gli innumerevoli reati di cui era accusato dal Tribunale dell’Inquisizione, tra cui magia, blasfemia e truffa.

Dapprima condannato a morte gli fu commutata la pena nel carcere a vita. Per chi ha avuto modo di visitare la Rocca di San Leo (al quel tempo considerato carcere di massima sicurezza dello Stato Pontificio) risulta evidente a quale terribile alternativa fosse stato destinato, dovendo passare il resto dei suoi giorni sotto stretta sorveglianza, murato vivo nella angusta e tetra “cella del pozzetto” della inaccessibile fortezza, che non aveva una porta di accesso, ma solo la botola a soffitto da cui il prigioniero veniva calato.

Mago, alchimista, guaritore, e per non farsi mancare nulla anche massone, il famoso avventuriero era nato a Palermo nel 1743, ma ben presto aveva lasciato la Sicilia, per spostarsi da una città all’altra in tutta Europa e non solo. Il sedicente conte seppe affascinare i potenti del suo secolo (Caterina II di Russia, papa Pio VI), riuscendo ad accreditarsi come mago dai poteri angelici o infernali, secondo i casi.

Ancora oggi il mistero che da sempre avvolge questo ambiguo e poliedrico personaggio contribuisce a tenere vivo l’interesse su di lui. Personaggio scomodo in vita e ancor più scomodo da morto fino al punto che il luogo della sua sepoltura venne occultato così bene da risultare introvabile, nonostante le tante ricerche, per lungo tempo. Etichettato dallo storico scozzese Thomas Carlyle come «il più grande esempio di falsità assoluta», Cagliostro è personaggio pienamente rappresentativo del Settecento, al pari di Giacomo Casanova, un’epoca in cui molti erano tentati, in parte riuscendoci, di fare della propria vita un’arte.

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