Martin Luther King il 28 agosto 1963 tiene al termine di una marcia di protesta per i diritti civili, un discorso a Washington nei pressi del Lincoln Memorial, che non cambierà soltanto la storia di un paese, ma quella del mondo intero, divenendo un emblema di libertà e speranza.
Giovane pastore protestante della Chiesa Battista, una delle figure più etiche e appassionate del XX secolo, MLK è divenuto un paladino della resistenza pacifica per i diritti civili. Saranno tante le sue lotte, dal celeberrimo boicottaggio dei trasporti pubblici a Montgomery, fino all’appoggio dato agli operai della nettezza urbana di Memphis. Questa ultima battaglia lo porterà nella città nel 1968 e qui troverà la morte assassinato da un colpo di fucile di precisione.
Il momento che rende però la sua voce immortale, è il 28 agosto 1963, quando, davanti a oltre duecentocinquantamila manifestanti, King pronunciò l’ormai famoso discorso I have a dream – uno dei più famosi del ventesimo secolo, ritenuto un capolavoro di retorica – diventato simbolo della lotta contro il razzismo e la segregazione razziale negli Stati Uniti, dove esprimeva la speranza che un giorno la popolazione di colore avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi. Il suo discorso, in soli diciassette minuti e mezzo, scuote le coscienze della società statunitense, che ancora considerava le persone di colore cittadini di “serie B”.
«Io ho un sogno: che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali. Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene».