IL NUMERO

30

Secondo gli italiani gli immigrati presenti nel Belpaese nel 2014 erano il 30 per cento. In realtà erano soltanto il 7. Quella che, a essere gentili, possiamo definire percezione distorta o, con più realismo, grave disinformazione è solo uno degli esempi ricavati dall’Index of Ignorance, una rilevazione statistica diffusa ogni anno dall’Ipsos Mori per calcolare qual è il paese più ignorante del mondo.

In vetta alla classifica stanno tristamente gli italiani, seguiti dai cittadini di Stati Uniti e Corea del Sud, mentre i meno ignoranti al mondo – e lo presentivamo – sono gli svedesi.

In realtà questo indice di ignoranza viene ricavato dall’incapacità di rispondere a domande di attualità o, al limite, di quella che un tempo veniva insegnata nelle scuole come “educazione civica”. Per esempio, alla domanda su quanti fossero gli over 65 in Italia hanno risposto che erano il 48 per cento, mentre erano il 21. Parimenti, il vasto campione di italiani intervistati (circa 11.000 persone) riteneva che i disoccupati fossero il 49 per cento, mentre erano il 12; che le ragazze madri tra i 17 e i 19 anni fossero il 17 per cento, mentre erano solo lo 0,5 per cento, e così via. Insomma, un popolo incapace di dire qual è l’aspettativa di vita nel proprio Paese o se il tasso di omicidi è sceso o aumentato rispetto al passato.

Ma sarà davvero così? Saranno così ignoranti i discendenti di Dante, Leonardo e Michelangelo? Una risposta prova a darla questo articolo de “Linkiesta” scritto da Antonio Sgobba, autore del saggio ? Il paradosso dell’ignoranza da Socrate a Google (Il Saggiatore, 2017), che cita una frase dello storico Pasquale Villari risalente al 1866: «Bisogna che l’Italia cominci col persuadersi che v’è nel seno della Nazione stessa un nemico più potente dell’Austria, ed è la nostra colossale ignoranza». Insomma, italiani ignoranti da più di 150 anni? Verrebbe da dire: seguirà dibattito. Ma, forse ,non siamo in grado di sostenerlo.

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