IL NUMERO

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Quaranta battiti al minuto. Il cuore del Campionissimo, di Fausto Coppi, batteva così. Era il classico cuore d’atleta, dovuto all’esercizio fisico prolungato, che riduce la frequenza cardiaca, provocando quella che in termini specialistici si chiama brachicardia. Non è un caso che molti ciclisti professionisti abbiano un cuore con questa caratteristica, dato che, in media, si allenano per circa 1.500 ore all’anno, sottoponendo a grossi sforzi il muscolo cardiaco.

Recentemente si è scoperto che responsabile del cuore brachicardico non è il sistema nervoso parasimpatico, ma bensì esso è dovuto ad un suo vero e proprio rimodellamento, un riadattamento ottimale alle prolungate condizioni di sforzo. Non fu però il cuore a tradire il fisico del grande campione, che morì, ancora giovane, a causa della malaria, contratta durante un safari in Africa, che, purtroppo, non gli fu diagnosticata.