IL NUMERO

43

«Non chiedere mai per chi suona la campana, suona anche per te». Vero, ma spesso suona troppo tardi. Sono passati 43 dalla strage di Brescia prima che uno dei responsabili, il terrorista neofascista Maurizio Tramonte, prendesse dimora nelle patrie carceri.

Tramonte è arrivato tre giorni fa a Fiumicino estradato dal Portogallo, dove era stato arrestato il 20 giugno di quest’anno in esecuzione di un mandato di cattura internazionale per l’eccidio compiuto in piazza della Loggia a Brescia il 28 maggio 1974, dove morirono otto persone e ne rimasero ferite più di cento.

L’ex informatore dei servizi segreti, la «fonte Tritone» che faceva parte del gruppo di organizzatori della strage, deve scontare una condanna all’ergastolo, arrivata dopo una lunghissima vicenda giudiziaria conclusasi lo scorso giugno con la sentenza della Cassazione. Tra gli appartenenti a Ordine Nuovo, che negli anni Settanta aveva il suo nucleo militare in Veneto, è rimasto solo Carlo Maria Maggi, ultraottantenne e malato, che sconta l’ergastolo a Venezia ai domiciliari. Le indagini non sono però chiuse, mancano ancora i nomi degli esecutori materiali, di chi collocò l’ordigno nel cestino dei rifiuti di piazza della Loggia mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati.

Maurizio Tramonte ha oggi 65 anni e la prospettiva di trascorrere gli ultimi suoi anni in carcere. Tardi, sì, ma dopo 43 anni la campana ha suonato anche per lui.