IL NUMERO

5.000.000

È il numero degli italiani che hanno abbandonato il nostro Paese e sono andati a vivere all’estero dal 2006 ad oggi, con un aumento, in 10 anni, del 60%.

Secondo i dati dell’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire), ogni anno si registra un incremento significativo di chi fa le valige e si sposta in zone dell’Europa più “ospitali” a seconda delle esigenze: lavoro per i più giovani, clima e costo della vita per chi è già in pensione, la possibilità di reinventarsi una vita per chi magari è stanco della vecchia professione oppure è rimasto disoccupato. Non ci sono distinzioni di  sesso, perché il numero si divide equamente tra uomini e donne.

Per fare alcuni esempi, spulciando i dati dell’Aire, nel 2016 sono volate via definitivamente dal Bel Paese e si sono registrate all’Agenzia, 124.076 persone, con un aumento di poco inferiore al 17% rispetto al 2015. L’incremento cui si assiste negli anni è inquietante: se nel 2009 erano espatriati solo (si fa per dire) 37.129 italiani, nel 2014 il numero sale a 73.415 e l’anno successivo a 84.560.
Oggi gli iscritti all’Aire sono esattamente 4.973.942, pari all’8% del totale dei residenti in Italia.

I Paesi europei più gettonati dagli italiani in fuga sono la Germania, la Svizzera, la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e, da alcuni anni, sono diventate appetibili anche Croazia, Ungheria e Slovenia. Fuori dall’Europa piacciono il Brasile e le Canarie, mentre sempre più italiani provano a sfidare il sogno americano e si trasferiscono negli Stati Uniti.

La maggior parte degli emigrati ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, mentre almeno il 25% tra i 35 e i 49 anni. Partono tanto dal Sud dell’Italia, che dal Nord e dal Centro e non sono solo i giovani (e i meno giovani) laureati, perché aumentano anche gli emigrati con un livello di scolarizzazione più basso, alla ricerca di un lavoro meno qualificato, ma (forse) meglio retribuito che in Italia.

Un fenomeno su cui interrogarsi e che non richiama alla mente i porti del meridione zeppi di migranti con le valige di cartone, solo perché oggi si vola, anche low cost, con il trolley al seguito, confusi negli aeroporti, tra turisti, manager e uomini d’affari.

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