IL NUMERO

96 miliardi

Sono gli euro confluiti nelle casse del Ministero dell’Economia, nel 2016, dal gioco d’azzardo (legale). L’8% in più rispetto al 2015 (88.000.000.000 di euro), mentre si attende un ulteriore aumento per l’anno in corso.

La cifra, che è stata resa nota dal Ministero stesso, è di poco inferiore a quanto gli italiani spendono per mangiare e più di quanto lo Stato investe in istruzione pubblica.

Slot machine, gratta e vinci, videopocker, videolottery, casinò on line, lotto, superenalotto, ecc. sono “più necessari” del latte e delle uova, della pasta e della carne, della formazione scolastica dei giovani. In poco meno di dieci anni la spesa per sfidare la fortuna e sperare che porti il vincitore di turno in vacanza per sempre, gli regali un’auto nuova o lo trasformi in un improvvisato paperone, è più che raddoppiata. Nel 2008, infatti, la somma entrata nelle casse del Ministero era stata di 40.500.000.000 euro, mentre nel 1998 si era fermata poco al di sotto dei 16 miliardi.

Il gioco d’azzardo, pur anche legale, alimenta il vizio di oltre 1 milione di ludopatici, portando miseria e sofferenza dove dovrebbe portare un presunto benessere. La cifra raggiunge i 2 milioni e mezzo se si considerano coloro che passano ore della giornata a giocare nei bar e nelle tabaccherie, pur sfuggendo alla classificazione del “patologico”.

Malgrado molti Comuni si siano attrezzati per arginare il fenomeno e combattere il gioco compulsivo, il Governo non si trova ancora d’accordo su come ri-regolamentare il sistema senza rinunciare a un introito che da solo rappresenta nel 2016 il 4,4% del Pil. Intanto cresce il numero dei giocatori. Le stime dicono che almeno 30 milioni di italiani, la metà della popolazione, almeno una volta all’anno di concede un appuntamento (legale) con la dea bendata.

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