LA DATA

5 luglio 1946

Michelle Bernardini

È entrato da un po’ nella “terza età”, ma mantiene l’appeal e la freschezza della gioventù. Il 5 luglio del 1946, 72 anni fa, veniva lanciato il primo bikini moderno, creato dal francese Louis Reard: uno slip e una fascia per il seno che lasciava scoperta la pancia.

Il nome scelto da Reard – e l’idea potrebbe essere discutibile – è quello dell’atollo del Pacifico in cui, proprio nel ’46, gli Stati Uniti avviarono i test delle bombe nucleari con l’operazione Crossroad: l’atollo di Bikini, appunto. Lo stilista, infatti, paragonò l’effetto che la nuova mise da spiaggia avrebbe prodotto sull’opinione pubblica e sulla moda all’esplosione di una bomba atomica. E anche qui ci sarebbe da discutere, ma effettivamente, tanta pelle scoperta prima non si era mai vista, se non nei “luoghi deputati”, streap club e locali per soli uomini.

In realtà, già ai primi del Novecento c’era stato un antenato del bikini, in cui il due pezzi era una tunica abbinata a pantaloni attillati, che gradualmente, con il passare del tempo, cominciarono a mostrare braccia e gambe. Negli anni Venti e Trenta i pantaloni si accorciano ancora e la schiena si scopre, anche grazie all’influenza di Coco Chanel, che aveva lanciato pantaloni sopra al ginocchio e generose scollature.

Ma è solo nel 1946, che il bikini trionfa e le donne possono concedersi la libertà di spogliarsi in spiaggia e di prendere il sole, dato che nel frattempo anche l’abbronzatura era diventata di moda.

Un sopra e un sotto, come si dice. Esattamente come le giovani romane dei mosaici nella Villa del Casale di Piazza Armerina, in Sicilia. Le Fanciulle in bikini, appunto, impegnate in esercizi atletici, con indosso subligaculum e strophium, oggi diremmo slip e reggiseno. Sono loro il primo esempio di bikini della storia, parecchi secoli prima del costume atome di Jaques Heim, che aveva preceduto di due mesi il modello del collega Reard, così piccolo da ispirarne il nome e che Reard aveva ulteriormente ridotto. Tanto che lo stilista non riusciva a trovare una modella che lo indossasse, finché non si rivolse alla celebre spogliarellista del Casino de Paris, Michelle Bernardini, passata alla storia della moda coma la prima donna ad aver indossato un bikini moderno in pubblico.

Intanto, negli anni Cinquanta, il trionfo delle pin-up, che aveva in Marilyn Monroe l’icona di stile, decretò anche il trionfo del costume da bagno, in due pezzi o intero, sfoggiato in Italia da Sofia Loren, che ne fece la fortuna nel nostro Paese, e da Brigitte Bardot, che nel film E Dio creò la donna mostrò un fisico incredibile, incoraggiando molte ragazze, ancora restie, a indossare il bikini.

Nella puritana America, il due pezzi ridotto ebbe meno fortuna e, ancora nel 1951, era vietato nei concorsi di bellezza. Almeno fino agli anni Sessanta, quando musica, cinema e riviste di moda sdoganarono del tutto il bikini tra le donne americane. Come non pensare a Ursula Andress, Bond girl in due pezzi nel film Licenza di uccidere?

Da allora in cotone, o in lycra, a uncinetto o in tessuto tecnico, sgambato, scollato, a fascia o a balconcino il bikini, anche nelle sue molteplici versioni più moderne è l’indiscusso re della moda in spiaggia, che nessuna altra mise è riuscito a scalzare dal podio, nemmeno lo sgambatissimo costume intero delle bionde bagnine di Baywatch.

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