IL NUMERO

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Tanti sono gli animali domestici nelle case degli italiani. In prevalenza cani e gatti, ma anche uccellini, conigli, pesci rossi. Sembra proprio che non si riesca a fare a meno di un pet da coccolare e da cui farsi coccolare, per abbassare lo stress, diminuire l’ansia, migliorare l’umore e le nevrosi. Semplicemente per sentirsi meno soli. Così taumaturgici gli animali, da inserire la pet therapy come un migliorativo delle cure e del periodo di degenza in reparti ospedalieri pediatrici o oncologici, nelle residenze per anziani, nei centri per le cure palliative e nelle strutture per la cura dei disturbi psichiatrici dei minori.

Tuttavia, quando arriva l’estate troppi italiani non esitano ad abbandonare queste creature, fino al giorno prima irrinunciabili. Le stime parlano di circa 50 mila cani e 80 mila gatti. Una strage, perché la maggior parte di loro è destinata a morte certa di fame e di sete, oppure investiti dalle auto. Una inaudita crudeltà che si spiega solo con la doppiezza dell’animo umano, capace di fare molto peggio, come ci insegna la storia. Tutto questo malgrado la normativa contro il maltrattamento e l’abbandono degli animali domestici che prevede pene severissime, ma che non è bastata a invertire la tendenza.

Eppure, per la cura di questi compagni di vita, si è disposti a spendere cifre considerevoli per il cibo e l’igiene: si parla di costi fissi tra i 50 e i 300 euro al mese, necessari per mantenere un animale domestico, cui si aggiungono le spese straordinarie, come il veterinario e, in molti casi, l’assicurazione. Il risultato è che, in Italia, oltre due miliardi di euro all’anno vanno in croccantini, accessori, prodotti per la pulizia, cura della salute.

Una curiosità: il 65 per cento dei proprietari di animali è single, seguiti da famiglie senza figli. Insomma quasi un surrogato dei bambini, laddove manca il desiderio o la possibilità di averne, ma comunque un essere di cui prendersi cura, a volte con il rischio di umanizzarlo troppo snaturandone abitudini e comportamento.

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