«Italiani, l’auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato e ha portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale ha cessato di esistere….” Con queste parole sarebbe dovuto iniziare il discorso agli italiani di Junio Valerio Borghese, l’8 dicembre 1970, all’indomani del golpe.
Nella notte fra il 7 e l’8 dicembre era prevista l’occupazione dei Ministeri dell’Interno e della Difesa, della sede RAI nonché il rapimento del capo dello Stato Giuseppe Saragat. Il golpe fu annullato dallo stesso Borghese mentre era già in corso, per motivi mai del tutto chiariti.
Junio Valerio Borghese, noto come “il principe nero”, apparteneva a una antica famiglia nobiliare romana, dal maggio 1943 era stato il comandante della X MAS e dopo l’8 settembre aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Nel 1951 ottenne la presidenza onoraria del Movimento Sociale Italiano, da cui si discostò per avvicinarsi alla destra extraparlamentare. Nel settembre 1968, mentre l’Italia era attraversata dalla contestazione, aveva fondato il Fronte Nazionale.
Anni di indagini e processi non fecero mai chiarezza sull’inquietante vicenda che, anzi, col tempo fu ridicolizzata. Il giudizio d’appello si concluse nel 1984 con l’assoluzione di tutti gli imputati, con la formula «perché il fatto non sussiste». Dai documenti desecretati della CIA, nonché dalle dichiarazioni di alcuni golpisti, sembra invece risultare con chiarezza l’implicazione di numerosi personaggi di spicco in ambito politico e militare, della P2, come lo stesso Licio Gelli, di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta.
Passeranno poco più di vent’anni e altre sanguinose e oscure vicende, la stagione delle stragi mafiose e la cosiddetta trattativa Stato – Mafia, si aggiungeranno all’infinita lista dei misteri italiani.