LA PAROLA

Distopia

Un’utopia al contrario. La distopia è la «previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose nel futuro – scrive il vocabolario Treccani – con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi. Equivale a utopia negativa». Una società distopica è quella in cui le condizioni della vita sono terribili, caratterizzata dalla miseria umana e dalla povertà, dall’oppressione, dalla violenza, dalle malattie e dall’inquinamento.

È quindi l’opposto del mondo massimamente desiderabile ipotizzato dall’umanista inglese Tommaso Moro, che aveva coniato il neologismo Utopia (dal greco eu– e topos, ottimo luogo) per dare nome all’immaginaria isola ideale del suo romanzo, dove tutte le cose sarebbero state come dovevano essere. Distopia è, viceversa, il mondo massimamente indesiderabile, come del resto significa il prefisso greco dis– (anormale, malato, cattivo) che assegna un valore fortemente negativo ai termini cui viene anteposto.

L’introduzione della parola distopia (dystopia, in inglese) viene attribuita al filosofo John Stuart Mill, che la utilizzò per la prima volta nel 1868 in un discorso davanti in Parlamento, come sinonimo di cacotopìa (antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa) coniato all’inizio del XIX secolo da Jeremy Bentham, con lo stesso significato. «Ciò che viene comunemente chiamato Utopia è qualcosa di troppo buono per essere possibile», disse Mill definendo con il neologismo dystopia «qualcosa di troppo brutto per essere praticabile».

Questo termine e l’aggettivo distopico si trovano associati a futuribili mondi a cavallo tra la fantascienza e l’apocalisse, freddi e inospitali come la città verticale di Blade Runner, aridi e disabitati, come le distese desertiche di Codice Genesi, oppure insidiosi e ostili come le strade di Io sono leggenda. L’elenco di libri e film distopici è lungo, fanno parte di un vero e proprio genere filmico e letterario, che ha in George Orwell e Aldous Huxley, i massimi rappresentanti. Senza tuttavia dimenticare Metropolis (libro e film), Fahrenheit 451(libro e film) e, andando ancora indietro, I viaggi di Gulliver, in cui il popolo degli Yahoos incontrato dal protagonista nell’ultimo viaggio, già nel 1700 prefigura un mondo senza speranza, in cui il genere umano è destinato all’estinzione e a essere soppiantato da forme di vita diverse o dall’intelligenza artificiale delle migliori storie di Asimov.

Una curiosità: distopia e distopico vengono utilizzati anche in medicina per indicare, secondo il vocabolario Treccani «lo spostamento (in genere per malformazione congenita) di un viscere o di un tessuto dalla sua normale sede».

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