IDEE VISIONI

Einstein e l’incorruttibilità di Israele

Un Einstein "sgarbato" e inedito, ma fatalmente simpatico nel racconto di Aldo Zargani, per la rivista "Doppiozero"

«Per me la parola Dio non è altro che il risultato e l’espressione della debolezza umana» scriveva Albert Einstein, il 2 gennaio 1954 al malcapitato Eric Gutkind, autore del libro: Choose life: the Biblical call to Revolte. Il libro, inviato al sommo scienziato, consisteva in un appello agli ebrei fondato sulla “incorruttibilità” di Israele…

Inizia con questa provocazione l’articolo-racconto di Aldo Zargani per “Doppiozero”, dal titolo Einstein quant’era sgarbato, un ritratto inedito dello scienziato tedesco. A suo modo un provocatore, appunto, e tutt’altro che sgarbato.

…E Albert Einstein, con una di quelle affermazioni in cui era specialista, rivoltava concetti e realtà come un calzino. Sappiamo che il Dio che ci possiamo immaginare fa risaltare la nostra debolezza, ma Albert Einstein lo dice in un modo nuovo che ci fa sussultare: per tutta la vita lo scienziato della Relatività ha fatto lo stesso con il tempo, lo spazio, la gravità, la luce che viaggia in curva a velocità insuperabile, la massa, l’energia e adesso lo fa con la debolezza umana. Il popolo nei crocicchi discute animatamente di lui h24 ancora adesso, a più di un secolo dalla sua geniale scoperta.

Debbo, a questo punto, precisare che seguo (quando necessario paragrafo per paragrafo, anche per fare figura di giornalista) un articolo vivace e intelligente di Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington del “Corriere della Sera”. Non ho letto il libro – ahimè – e, per avere precisazioni su Gutkind, sono ricorso a Wikipedia: nella edizione italiana la voce informativa sul filosofo Erik Gutkind si limita a rinviare alla voce informativa su Albert Einstein e nella biografia dello scienziato dà scarna notizia dell’incidente della lettera al filosofo. Invece Wikipedia in inglese offre su Gutkind una voce informativa più che sostanziosa dalla quale risulta essere stato tutt’altro che un poverino per quanto si riferisce alla sua notorietà, alle sue opere e soprattutto all’eccellenza delle sue frequentazioni di filosofi, pensatori e politici. Pertanto la mia ignoranza del filosofo risulterebbe giustificata dalla enciclopedia on line in italiano e diverrebbe inammissibile una volta consultata quella in inglese.

Al termine di questo inciso, vorrei ancora precisare che questo mio articolo-racconto ha lo scopo principale di tentare di dimostrare che anche con scarse informazioni personali di partenza, ci si può fare un’idea corretta di eventi che prima si ignoravano. Le nostre lacune culturali possono essere dunque superate in quest’epoca di eccesso di informazioni incomplete e troppe volte scorrette? Speriamo di sì per il bene di tutti.

Sarcina (che non scrive nulla di Gutkind) tratteggia, con poche magistrali frasi la grandezza del più che famoso scienziato e la sua singolare personalità. Io invece qui me ne astengo perché sono sicuro che di Albert Einstein sanno i lettori di “Pagine ebraiche”. Per parte mia, poi, ho il testone infarcito di tutte le divulgazioni popolari della teoria della relatività, comprese quelle scritte da Einstein stesso, di tutte le sue biografie, di tutti gli aneddoti, delle sue convinzioni filosofiche e posizioni politiche e mi vanto persino di essere fra i pochi(!) che ricordano la sua formula E = Mc elevato al quadrato. Bang!

Partendo da queste sbilanciate cognizioni posso affermare senza tema di smentita che Gutkind aveva inviato il libro sbagliato alla persona sbagliata nel momento sbagliato. Ma, dico io, come si fa a scrivere a un tipo come Einstein di “incorruttibilità” di Israele?

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