CRITICA EUROPA LIBRI LUOGHI

Hope Street, dove scoppiò la rivolta poetica

Hope Street è la classica strada inglese. Eleganti edifici vittoriani, una cattedrale anglicana, ristoranti e pub, niente di speciale, anzi. Sembra lontana anni luce da Matthew Street, la strada del Cavern, dove ondate di turisti vanno a toccare con mano il palco da cui i Quattro Scarafaggi sono partiti alla conquista del mondo. Eppure un filo invisibile le collega.

Parte dall’Everyman Theatre, dove nei primi anni 60, un trio di poeti, Adrian Henri, Roger McGough e Brian Patten leggevano i loro versi, con brani free jazz come colonna sonora. Era uno dei tanti reading che si svolgevano a Liverpool sull’onda della cultura della beat generation americana. E come i Beatles rivoluzionarono il panorama musicale, anche i tre furono protagonisti di un movimento poetico destinato a sconvolgere l‘establishment culturale britannico.

In quegli stessi giorni, un manager della casa editrice Penguin Books si avventurava per i pub di Liverpool come un qualsiasi talent scout discografico in cerca di voci nuove. Andò a finire come in ogni leggenda pop che si rispetti. I tre che si muovevano tra teatri off e pub (si esibirono anche al Cavern) furono immediatamente notati e videro i loro versi pubblicati in un’antologia, The Mersey Sound, destinata a vendere mezzo milione di copie.

Era il 1967, l’anno di Sergent Pepper e della Summer of Love. Cinquant’anni dopo, Liverpool ha voluto rendere omaggio ai suoi poeti celebrando quel momento magico della sua storia, quando era diventata il «centro dell’universo», come diceva Allen Ginsberg. A corollario di un programma di letture poetiche, mostre e performance, la Penguin Books ha ristampato The Mersey Sound nella sua veste originale. Per l’occasione la BBC ha prodotto il film Sex Chips & poetry- 50 years of Mersey Sound.

Come i loro coetanei anche Liverpool Poets si ispiravano ai temi tipici della cultura hippy americana con l’approccio tipico dei giovani della working class dell’epoca.

Non solo peace e love ma anche frammenti di vita urbana, voci e suoni dalla metropoli industriale. Ne è un esempio My busconductor di Roger Mc Gough:

«My busconductor tells me/he only has one kidney… and that may soon go on strike…His thin lips have no quips for fat factorygirls/ and he ignores the drunk who snores and the oldman who talks to himself»

«l’autista del mio autobus dice che ha un rene solo e che presto potrebbe scioperare… le sue labbra sottili non lanciano battute alle giovani, grasse, operaie. Ignora l’ubriaco che russa e il vecchio che parla da solo…»

Brian Patten che insieme a Mc Gough è uno dei due sopravvissuti del trio, oggi ha 71 anni e ricorda quando appena sedicenne, partecipò a un reading dal titolo Death of A Bird in the City, un titolo che la dice lunga sulla natura della loro poesia La morte di un uccello, evento che valeva la pena di immortalare in versi. Una poesia dura e scarna ma ricca di colori e immagini, capace di lasciare il segno. Un inno a Liverpool, autentico calderone di talenti.