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I libri “ritrovati” di Portico di Romagna

C’era, anche da queste parti, chi abbandonava i libri in cantina. Chi li buttava via. Chi in casa ne aveva pochissimi; chi non li comprava; chi non li sfogliava. Insomma, in giro c’erano un sacco di romanzi, poesie, racconti, almanacchi e saggi rimasti soli, senza qualcuno che potesse leggerli. Finché il “miracolo” è accaduto: quelle pagine hanno ritrovato i loro lettori in un antico paesino sull’Appenino tosco-romagnolo, lungo la strada tutta curve che, attraverso il passo del Muraglione, unisce Firenze a Forlì.

Il borgo si chiama Portico di Romagna, comune con 774 abitanti in provincia di Forlì-Cesena, sparso nella vallata del Montone, al limitare del Parco delle Foreste casentinesi. Insieme alle frazioni San Benedetto in Alpe e Bocconi, è stato per secoli nei territori romagnoli della Repubblica fiorentina e del Granducato di Toscana, di cui conserva le tracce nella tradizione e nell’urbanistica. Dopo l’Unità d’Italia, la “Romagna toscana” restò nella provincia di Firenze, finché un certo Benito Mussolini, che era nato nella vicina Predappio, forlivese, la aggregò nella provincia di Forlì: in questo modo fece nascere il Tevere, il fiume di Roma, nella “sua” zona. Fissazioni da dittatore egocentrico… Ma questa è un’altra storia.

Torniamo ai libri in cerca di lettori. Un paio d’anni fa chiuse il negozio del fabbro: un bello spazio lungo via Roma, la strada principale, nel centro storico. Che fare? Un’altra attività tradizionale era destinata a lasciare il vuoto dietro di sé? Macché. La vulcanica famiglia di Marisa Raggi (genitori, figli, nipoti, parenti, mogli dei figli), che gestisce con grande simpatia e competenza il pittoresco albergo diffuso “Al Vecchio Convento” e l’omonimo ottimo ristorante, ha pensato di affittare i locali (con l’aiuto di compaesani, amici e clienti e un piccolo contributo della banca locale). Lo scopo: garantire un degno ricovero per i libri abbandonati, altrimenti dimenticati o buttati via. Non c’è neppure il rischio di creare problemi a una libreria, perché fino a Forlì, più di 50 km verso valle, non ne esiste una.

Ora sono a disposizione di chiunque centinaia e centinaia di volumi che vanno e vengono, pure scritti in varie lingue straniere (perché “Al vecchio convento” è frequentato da turisti enogastronomici di tutto il mondo). Si possono prendere gratis in cambio, volendo…, di altri libri o di un’offerta, da lasciare in una cassettina di metallo. È consentito prenderli per sempre o riportarli. Dentro c’è un comodo vecchio divano, con una stufa. Gli scaffali e i mobili sono stati regalati da gente del posto, i lavori necessari sono stati realizzati gratis dagli artigiani della valle. Marisa – grande lettrice – ogni tanto va lì a dare una sistemata e a pulire, sola o in compagnia. Nessuno dirige il “traffico”: si entra liberamente, dalla mattina alla sera di ogni giorno, a volte resta tutto aperto anche di notte. In parole povere, si confida sull’educazione e sul buon senso della gente.

«Proprio oggi mi sono arrivati per posta tre libri da una coppia di turisti ucraini che sono stati qui. Qualche giorno fa ho trovato un biglietto lasciato da un tipo a tarda notte, perché avevamo dimenticato di chiudere. C’è scritto: grazie per l’aiuto, non riuscivo a dormire», racconta Marisa, col suo accento romagnolo. «L’idea ci è venuta perché prima – quando se ne andava qualche anziano del paese – i suoi libri finivamo spesso nei cassonetti. Quanti ne ho raccolti lì, con i miei figli… Ora va bene, spesso trovo borse piene di volumi dentro il locale. Lo dico a tutti, quando li vedo passare: siete sicuri di volerli lasciare qui? Perché non è mica sicuro che li ritroverete».

Insomma, una grande lezione di buon senso e di amore per la cultura, quella di tutti. E un segnale positivo per il futuro dei libri, che ritrovano i lettori in un Paese come il nostro, in cui si legge assai poco: secondo l’ultimo rilevamento dell’Istat, 6 italiani su 10 non leggono nemmeno un libro all’anno. Non resta che confidare nell’aria buona che circola a Portico. È complice una leggenda, bella seppur senza prove storiche, che si tramanda da secoli tra la gente e forse spiega pure la nascita di questo “pensionato per libri”: proprio nel paesino sarebbe sbocciato l’amore tra Dante Alighieri e Beatrice, perché il padre di lei, Folco, aveva una casa estiva qui (tuttora esiste un Palazzo Portinari, nel centro del borgo). Oggi da queste parti – per dirlo proprio con Dante e i suoi Paolo e Francesca – i libri sono di nuovo galeotti, assieme a chi li ha scritti. Per giunta, con un lieto fine.