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Il presepio o l’allegoria della fanciullezza

«Il presepio è una finzione fragile e incantevole. Nel suo puntuale ritorno, a ogni 25 dicembre, si cela qualcosa di magico che riguarda ognuno di noi: credenti, atei o indifferenti. Una nostalgia che riporta ai Natali dell’infanzia, quando aprivamo lo scatolone preso in soffitta o in cantina e, con gli occhi pieni di stupore, tiravamo fuori una dopo l’altra le piccole statuine». Maurizio Bettini, classicista, scrittore, docente di Filologia Classica alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena, nel libro Il presepio (Einaudi, 2018), accompagna il lettore attraverso i secoli, alla scoperta delle storie nascoste dietro questa tradizione senza tempo.

Lo scrittore e saggista Marco Belpoliti, sulla rivista culturale “Doppiozero” ha scritto una recensione del libro di Bettini, che proponiamo ai nostri lettori.

MARCO BELPOLITI

Mentre sindaci, dirigenti scolastici, deputati e senatori della ex Lega Nord, ora Lega di Salvini, e altri personaggi consimili, tutti membri di diritto dell’eterno Carnevale italiano, si agitano per riaffermare la presenza del Presepio nelle scuole e nei luoghi pubblici, dal momento che in virtù del “politicamente corretto” vi è stato estromesso, esce un bel libro dove la storia del presepio è raccontata per filo e per segno. Che cos’è esattamente il presepio? Come nasce? Perché ci sono quei personaggi? Che senso ha farlo oggi? Sono tante le domande che s’affollano in questo libro del classicista Maurizio Bettini, Il presepio (Einaudi, pp. 189, € 19). Il suo non è solo un libro di studio, ma anche un libro di memoria. Meglio: un’autobiografia in forma di studio e di racconto. Tutto comincia con una dichiarazione ad apertura di volume: “Non saprei dire da quanti anni ho smesso di fare il presepio. Venti, trenta, anzi molto di più”. Perché interrogarsi oggi su questo “oggetto” tanto da scrivere un libro dotto e complesso? La risposta non viene subito. Prima bisognerà intraprendere un cammino, per quanto una definizione l’autore la dà subito: il presepio è “una finzione fragile, per questo incantevole”. Seguiamo Bettini. E tenere bene a mente che la parola che l’autore usa, sin dall’esergo infantile, è “presepio” e non “presepe”.

La fonte principale sono naturalmente i Vangeli. Si comincia con Matteo (Matteo 2: 1 sgg). La storia è quella della nascita di Gesù a Betlemme al tempo d’Erode. Ci sono i Magi che vengono dall’Oriente, che passano a chiedere a Erode, il quale si fa promettere segretamente che, trovato il bambino, torneranno da lui a riferirgli. I Magi, il cui numero non è definito, seguono la stella, trovano il luogo in cui è deposto il bambinello ma, avvertiti in sogno, fanno ritorno al loro paese per altra strada senza parlare con Erode. Una storia che abbiamo letto molte volte. Bettini ci fa notare che nel passo non ci sono mangiatoie, pecore o pastori. Da dove spuntano fuori?

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