Strana gente gli irlandesi. Sarà perché vivono su un’isola battuta dal vento oceanico e flagellata dalla pioggia, che spesso li costringe a ripararsi di corsa nei pub. Sarà perché l’Irlanda è uno degli ultimi avamposti del continente, sull’Atlantico, prima dell’America, terra promessa ma dannata, su cui si è riversata gran parte della diaspora degli irlandesi in fuga da invasioni, carestie, guerre fratricide, fomentate senza scrupolo dai loro vicini, i nemici di sempre, gli inglesi.
Con Neve Nera, pubblicato in Italia da 66thand2nd, Paul Lynch, talento letterario di ultima generazione, racconta l’epos di questi migranti cronici. È un romanzo ricco di immagini, intenso, crudo e poetico, un affresco a tinte forti, in cui natura e personaggi si muovono all’unisono. È la natura selvaggia del Donegal, regione dell’estremo occidente dell’Irlanda, che si affaccia sull’oceano, e dove ancora oggi si parla gaelico.
Come negli autori romantici, la Natura e i personaggi di Lynch, sono strettamente connessi, quasi plasmati nella stessa materia. L’autore ha pescato nel suo passato di critico cinematografico (ha collaborato per anni al “Sunday Tribune”) e si sente nella narrazione di ampio respiro, negli intrecci drammatici di sentimenti e passioni, nella descrizione fotografica dei particolari. Usa un linguaggio diretto, spesso brutale con i dialoghi ridotti all’osso, interrotti all’improvviso con cambi di soggetto che colgono di sorpresa, ma che non tolgono nulla al piacere della lettura. Un testo aspro, spesso difficile, che la traduzione di Riccardo Michelucci riesce a rendere brillantemente in italiano senza “tradire” l’originale.
Lynch è figlio della crisi che ha colpito l’isola, dopo il boom economico della Tigre Celtica dei primi anni Duemila. Ha ambientato la storia nell’Irlanda del Dopoguerra, ma si potrebbe dire una metafora del presente. La Neve Nera è la fuliggine di un incendio che ha distrutto la fattoria del protagonista, Barabas Kane, spazzando in un colpo solo le sue speranze di ex migrante ritornato in patria. Ma all’indomani dell’incendio, in cui ha perso il suo migliore amico, oltre che i suoi beni, Kane si troverà ad affrontare l’ostilità dei vicini che gli si sono rivoltati contro. Non ci sono né speranza, né futuro nelle vicende di Barabas, di sua moglie Eskra e di suo figlio Billy. Rimane solo un paesaggio esistenziale pieno di macerie, sullo sfondo di un romanzo che parla di guerre tra poveri dagli esiti drammatici. Un romanzo che ha il potere di aprire una finestra sul nostro lato più oscuro.