Etimologia interessante quella di parossismo tanto da condensare ed esaurire in sé il significato pieno del termine. Viene dalla parola greca παροξυσμός (paroskysmòs), che significa irritazione, a sua volta derivante dal verbo παροξύνω (paroskyno), eccitare, composto da παρά (parà) – preposizione intensiva – e ὀξύς (oksys), che vuol dire acuto. L’insieme etimologico concorre ad indicare un sentimento che ha oltrepassato il suo apice estremo ovvero che è giunto all’esasperazione.
Parossismo è infatti usato per indicare una condizione estrema ed è per questo che si presta ad essere impiegato all’interno di argomentazioni scientifiche, per lo più di ambito medico e fisico. Per fare alcuni esempi, fin da epoche remote, è usato per descrivere stadi morbosi di una malattia, sia di natura somatica che psichiatrica, la cui intensità patologica viene a manifestarsi attraverso spasmi e crisi (epilettiche, tanto per citarne una); allo stesso modo si piega all’ambito geotettonico e vulcanico per indicare quelle situazioni in cui dislocazioni orogeniche, terremoti e fenomeni esplosivi si palesano con una forza incontrollabile e senza possibilità alcuna di ritorno.
Non è insolito sentirlo adoperato in quelle situazione che descrivono sentimenti collettivi che muovono le masse, si pensi a contesti di rivolte sociali, o rivoluzionarie, ma è assai più raro impiegato nell’esplicazione di un sentimento individuale, ove si preferisce usare il termine esasperazione.