DAILY LA PAROLA

Sepoltura

Riti, miti, usanze della sepoltura attraverso i secoli e le civiltà. Fino ai più stravaganti - attuali - usi delle ceneri del caro estinto
Firenze, cimitero delle Porte sante

All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?

Ugo Foscolo si poneva la domanda nel carme Dei sepolcri: che differenza può fare da morti dove e come si è sepolti? Nel rispondere al doloroso interrogativo, il poeta non fa appello a considerazioni di tipo religioso, ma alla forza del ricordo, a quella «corrispondenza d’amorosi sensi» che si stabilisce fra il defunto e chi, sostando davanti alla tomba che ne porta il nome e ne custodisce le spoglie, riesce ancora a sentirlo vivo dentro di sé. Non a caso gli antropologi individuano nella comparsa della pratica della sepoltura una fondamentale svolta evolutiva, uno dei tratti che distinguono gli ominidi dagli altri animali, cioè la capacità di provare cordoglio, di rendere omaggio ai propri morti, di serbarne il ricordo.

Gli antichi Egizi seppellivano i morti dopo averli imbalsamati e li circondavano di suppellettili, effetti personali e cibo da utilizzare nell’aldilà. Anche gli Etruschi si preoccupavano che nella tomba fossero deposti oggetti e cibarie per la vita ultraterrena del defunto. Per i Greci, sia che la salma fosse inumata o cremata, la sepoltura era comunque fondamentale, perché se il defunto non l’avesse ricevuta sarebbe stato destinato a vagare in eterno senza poter accedere all’Ade. In epoca Romana, c’erano ricorrenze durante l’anno in cui si ricordava il defunto, con banchetti funebri consumati presso la sua tomba.

Se nel corso dei secoli l’uguaglianza ha sempre stentato ad affermarsi nella vita terrena, non si può certo dire che da morti, ricchi e poveri, famosi e sconosciuti, si potessero attendere e ancora oggi si aspettino un’uguale sepoltura. Mausolei, sarcofagi splendidamente scolpiti, cripte nei templi e nelle chiese, cappelle di famiglia, eternano il ricordo dei potenti e famosi, semplici tombe o loculi “condominiali” sono invece destinati ai restanti milioni di persone qualsiasi.

Ma nelle diverse culture e religioni, molti e diversi sono stati i modi di porsi di fronte alla morte e di conseguenza anche i riti ad essa legati ed il seppellimento rappresenta uno di questi, non l’unico.

Nell’epoca attuale, che sia per motivi religiosi, di tradizione o per la diffusione di nuove usanze, non in tutto il mondo si procede alla sepoltura della salma o dei suoi resti dopo la cremazione. In India sono i precetti della religione Indù a stabilire, oggi come in tempi antichi, che i resti del corpo, dopo la cremazione sulla pira rituale, vengano dispersi in un fiume sacro, possibilmente il Gange.

In Occidente, dove fino a pochi anni fa, seguendo la tradizione cristiana, la maggior parte delle persone optava per la sepoltura del defunto, si è andata sempre più diffondendo la pratica della cremazione. Negli Stati Uniti la cremazione, che nel 1960 veniva scelta solo nel 6% delle esequie funebri, è arrivata nel 2018 a superare la percentuale del 50%. La sua diffusione sta avendo importanti conseguenze anche sul modo di porsi di fronte alla funzione della sepoltura e dei cimiteri. Sempre più persone infatti, per convinzioni di carattere filosofico, ambientalista o più semplicemente per motivi di risparmio economico, chiedono che dopo la morte le loro ceneri siano disperse e conservate dai familiari in un’urna.

Ci si deve quindi aspettare che fra qualche decennio i sepolcri rimangano polverosi retaggi di vecchi modi di rapportarsi alla dipartita di noi stessi e dei nostri cari?

“Ai posteri l’ardua sentenza”! Intanto, per tirarsi un po’ su di morale dopo questa breve incursione nel post mortem, meglio citare alcune stravaganti alternative alla sepoltura. Le possibilità sono molteplici: le ceneri possono essere trasformate in diamanti sintetici, oppure pressate e inglobate in un disco di vinile, da ascoltare tranquillamente seduti in poltrona. C’è poi la ditta che costruisce clessidre, in cui a scandire il tempo non è la sabbia ma la cenere del caro estinto. Se si vuole, per così dire, lasciare il segno anche dopo morti, si possono affidare le proprie ceneri alla società che le trasforma in munizioni per pistola o a quella che le mischia all’inchiostro per realizzare tatuaggi.

Ai turisti incalliti, più interessati a cosa fare in vacanza che nell’aldilà, può piacere la visita a qualcuno dei tanti cimiteri monumentali, che ospitano sepolcri dal grande valore architettonico, scultoreo o storico. In Italia meritano la visita, fra gli altri, il cimitero di Staglieno a Genova, i cimiteri monumentali di Milano e Torino, la Certosa di Bologna, il Verano a Roma, il cimitero delle Porte Sante a Firenze.