* MEMORIE

Ricordi a “l’Unità” 4: il Veltroni di Ceretti

Quarto ricordo di Giuseppe Ceretti – a lungo caporedattore a Roma e a Milano, nonché amico carissimo e firma anche di TESSERE (finché siamo riusciti a mandarla avanti e di cui invito a leggere le ragioni per cui la fondai alcuni anni fa) –, in risposta al mio appello agli ex de “l’Unità” (e delle altre testate che facevano capo al PCI) di raccogliere i propri ricordi perché, in vista dello scioglimento dell’associazione Sotto la Mole (L’atto costitutivo e lo statutoLa convenzione con il Gramsci di Bologna) si consegnino all’Istituto Gramsci di Bologna i propri ricordi, gli aneddoti, le esperienze, anche i pettegolezzi se occorre, ma solo con lo spirito di ricostruire le pagine belle e brutte di un’esperienza che comunque è stata veramente grande. Beppe ha voluto ricordare Gerardo Chiaromonte (che potete leggere qui), Massimo D’Alema (che potete leggere qui )e Emanuele Macaluso (che potete leggere qui). Oggi è la volta di Walter Veltroni.

Un’ultima cosa: faccio appello a tutti quanti leggeranno questo ricordo a fare un versamento di quello che possono per pagare le spese notarili necessarie alla chiusura dell’associazione Sotto la Mole (come concordato dalla maggior parte dei soci in chat e conversazioni private) e per affidare la somma residua all’Istituto Gramsci di Bologna affinché incarichi un giovane ricercatore di effettuare il maggior numero possibile (dipenderà ovviamente dalla somma raccolta) di interviste a ex colleghi giornalisti, grafici, poligrafici, amministrativi o anche a persone che hanno avuto un ruolo chiave nella storia della stampa comunista. I versamenti vanno fatti sul conto IT91M0306909606100000148268 intestato a Associazione culturale “Sotto la Mole” presso Banca prossima del gruppo Intesa San Paolo. Per ragioni mie di salute vi sarei grato se poteste fare il versamento entro la fine del mese in modo da poter fare l’assemblea dei soci che scioglierà l’associazione nella prima metà di dicembre liberandomi dalle incombenze giuridiche ed economiche che mi competono in qualità di presidente.

Chi volesse raccogliere, scrivendoli o raccontandoli in un video o in una registrazione audio può poi inviarli per posta a associazionesottolamole@gmail.com. Grazie

d.p.

Walter Veltroni

Walter Veltroni
e i magnifici anni
della grande illusione

di Beppe Ceretti

Le cassette dei film, i libri e chi più ne ha più ne metta: che vulcano quel Walter! Per quattro anni pieni abbiamo vissuto la grande illusione. Quanto meno ci ha fatto immenso piacere ingannare anche noi stessi.
Illuderci che la storia di un partito non coincidesse con quella del suo giornale (organo mai, nemmeno sotto tortura!). Meglio, viceversa.
Insomma, che fossimo un soggetto editoriale capace di vita propria, a prescindere dall’editore di riferimento, coltivato con libri e iniziative di ogni genere, soprattutto con le mitiche cassette dei film.
Mi capitava di riguardarle, dopo averle inserite tante volte nel mangianastri. Uso l’imperfetto perché ora il vetusto aggeggio, dopo lunghissimo e nobile servizio, non funziona più.
Contro ogni logica, le conservo in un ripiano della libreria, con i dorsi sbiaditi a documentare contenuti di assoluta nobiltà. Potrei rivedere ciascuna di quelle pellicole (sì, mi piace chiamarle così) su uno dei tanti network, a poca spesa. Eppure non riesco a disfarmene e penso che mai lo farò. Ma questa è un’altra storia, la mia.
Quando Veltroni arriva alla direzione del giornale nel maggio del 1992, sono da poco, tornato da Roma, alla guida della redazione milanese. Una scelta sofferta, ma da me voluta, anche per ragioni personali. Lasciavo con forte rimpianto il gruppo di giovani, tali eravamo, della capo redazione, con i quali avevo instaurato un forte rapporto.
Quante volte mi è capitato di pensare: e se non l’avessi fatto?
Domande senza senso, ma proprio perciò capaci di riaffiorare alla memoria con andamento ciclico. Quesiti, aggiungo, senza risposta e per chi proprio ne vuole una, si veda o riveda il film Sliding doors e capirà.
Maggio 1992, dunque. Tre mesi prima il “mariuolo” Mario Chiesa viene sorpreso a intascare una tangente per lavori al Pio Albergo Trivulzio a Milano. Un’inezia la tangente, 7 milioni delle vecchie lire. Un terremoto politico quanto provocò.
Veltroni è un vero e proprio ciclone: idee, iniziative che rappresentano una carica vitale per una redazione che aveva perso slancio.
Anche il metodo vuole la sua parte. Il nuovo direttore assegna alle riunioni del mattino un compito primario: fare da collante a ogni componente del quotidiano, da Roma a Milano, da Bologna a Firenze.
Parla con tutti, coinvolge, crea un clima di forte coesione e tiene a bada anche quei senatori del giornale che non amano una capo redazione non proprio vista di buon occhio al Bottegone.
Mi chiede di aiutarlo a coinvolgere la redazione. Cerca di togliere vecchie incrostazioni, soprattutto quel senso di perpetua rivalsa che così si traduce in non pochi in viale Fulvio Testi: è all’ombra del Duomo di Milano che il Paese vero cresce, soffre e non tra i palazzi romani.
Una polemica che non mi ha mai entusiasmato e che ho sempre trovato pretestuosa. Frutto di un “a priori” nemico dell’intelligenza. In entrambe le direzioni, s’intende. Altro è giudicare nel merito i singoli episodi.
Riesce Walter ( uolter per chi sorrideva sul suo amore a stelle e strisce) a modificare il clima milanese? Penso proprio di no, anche se il successo editoriale, frutto di efficaci iniziative, soprattutto in una prima fase, è utile, galvanizza.

Veltroni cerca in ogni modo di vitalizzare la testata e ci riesce. I miei viaggi a Roma sono frequenti. Quando è lui a Milano, mi chiede di raggiungerlo all’aeroporto di Linate per sapere del clima della redazione, cercare nuove idee. Poi un altro clima, quello politico nazionale, si fa rovente e soprattutto le minacce dei terroristi impongono al direttore prudenza e scorte.
Ciò non significa che con lui non ci fossero attriti. Chi ha lavorato in una redazione sa bene che ciò è impossibile. Poi, perché negarlo, Walter è di sicuro portatore sano della sindrome di “figlio ‘e ‘ntrocchia” e ti trovi a dargli ragione quando meno te lo aspetti.
Una sola volta avemmo un forte contrasto. Emilio Fede aveva preteso la pubblicazione di una sua rettifica su episodi per i quali fu poi condannato. Protestai con forza dicendo che le nostre erano fonti corrette e non bisognava pubblicare alcunché. Mi rispose che la posizione nostra era già netta, ma che non si poteva negare una replica. “Walter, quella non è una replica, dice il falso!”. Per la prima e unica volta pronunciò la fatidica frase: “Ora basta, si fa come dico io!” e chiuse bruscamente la conversazione. Quando il mio carattere fumantino si stemperò, ci pensai e mi chiesi: “Tu che avresti fatto al posto suo?”. “La stessa cosa” fu l’onesta risposta a me stesso.

Proprio oggi, mentre scrivo queste note, leggo una sua intervista a Totti sul Corriere. No, non c’è relazione alcuna. Solo che il tempo è una sorta di macchina trita tutto e che i nostri destini si compongono e ricompongono in un altro trita tutto che è la nostra vita. Sliding doors, appunto.

Anche il mitico Pupone Totti ora confessa a Veltroni di avere voluto persino bene al nemico per antonomasia, Spalletti.
Walter, questo è davvero troppo, pretendo una rettifica.