IL NUMERO

π (Pi greco)

3,14159 26535 89793 23846 26433 83279 50288 41971 69399 37510 58209 74944 59230 78164 06286 20899 86280 34825 34211 7067… sono le prime 100 cifre del simbolo π, il celeberrimo Pi greco, ovvero la costante che definisce il rapporto tra la lunghezza di una qualsiasi circonferenza e il suo diametro.

Il Pi greco è parte integrante dell’essere umano. Ad esempio, il rapporto tra la distanza che separa l’alluce e l’ombelico e quella tra quest’ultimo e la punta della testa è proprio 3,14. È anche nelle nostre pupille o negli attorcigliamenti della doppia elica del dna. È fuori di noi, nella natura: nei cerchi concentrici che si formano quando si lancia un sasso in uno specchio d’acqua o quando sulla sua superficie cadono delle gocce di pioggia, nelle spirali delle conchiglie, negli arcobaleni. Oppure nei fiumi: il rapporto tra la lunghezza effettiva di un fiume dalla sorgente alla foce e la lunghezza in linea d’aria è sempre approssimabile al π.

La storia del Pi greco ha circa 4 mila anni. Furono i Babilonesi, grandi matematici e architetti, i primi a impiegarlo, interpretandolo come 3,125. Poi vennero gli Egizi (3,1605), i Cinesi (3). Nel 434 a.C. Anassagora lo utilizzò per tentare la quadratura del cerchio, poi nel III secolo a.C. Archimede approssimò a 3,1419. E via via molti matematici si dedicarono al fatidico numero, da Newton, che calcolò le prime 16 cifre decimali, ai supercomputer, che sono arrivati a calcolare 5 mila miliardi di numeri. A partire dal XVI secolo anche molti matematici europei moltiplicarono i propri sforzi per meglio approssimare il Pi greco.

Record di calcolo

Ludolph van Ceulen (1539-1610) vi dedicò 30 anni della sua vita. Calcolò il perimetro di poligoni con ben 4,6 miliardi di miliardi di lati e in tal modo riuscì a determinare 35 cifre decimali di π.

Il record di calcolo manuale fu pero stabilito nel 1946 da un tal D. F. Ferguson, che arrivò a 620 cifre decimali.

Ma il più stupefacente record mondiale (non ufficiale) della “disciplina” di ricordare a memoria e declamare a voce alta i numeri decimali del Pi greco è stato raggiunto dal giapponese Akira Haraguchi, che ha recitato 100mila cifre in 16 ore.

Ma perché tutta questa fatica? «La matematica è il modo perfetto per prendersi in giro» ha detto Albert Einstein, il cui anniversario della nascita ricorre il 14 marzo (1879) che incidentalmente coincide con la ricorrenza del “Pi Day”, cioè la festività del π.

La prima celebrazione del “Pi Day” si tenne nel 1988 all’Exploratorium di San Francisco, per iniziativa del fisico statunitense Larry Shaw, in seguito insignito del titolo di “Principe del pi greco”. La scelta della data è dovuta alla scrittura anglosassone del 14 Marzo, che pospone il giorno al mese, dando come risultato 3.14, notazione che esprime l’approssimazione ai centesimi di pi greco. Generalmente, la “cerimonia” ha inizio alle ore 1:59 p.m, che rappresentano rispettivamente la terza, la quarta e la quinta cifra nello sviluppo delle cifre decimali del numero: 3.14159… Alcuni celebrano l’evento a partire dalle ore 15, in modo da simulare l’approssimazione sino al decimillesimo, che è 3.1415. Il calendario della prima manifestazione prevedeva un corteo circolare attorno ad uno degli edifici del museo e la vendita di torte alla frutta, decorate con le cifre decimali del pi greco.

Vita da star

Pi greco non è soltanto uno dei pochi numeri ad avere una data sul calendario come un santo, ma è presente anche in molte forme d’arte.

C’è chi si è preso la briga di tradurlo in musica: «pi greco in base 12» di Jim Zamerski;

C’è chi lo ha rappresentato in digital art, come l’artista rumeno Cristian Vasile, «Flow Of Life Flow Of Pi #2», che unisce le cifre successive del numero in un quadro “tondo” per mezzo del programma informatico Circos.

È anche protagonista di un film: Pi Greco – Il teorema del delirio, di Darren Aronofsky (1998).

La ricerca in rete apre mondi inaspettati su questo personaggio, ma vogliamo chiudere l’articolo con la poetessa polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, che gli ha dedicato nel 1976 un poema:

Il grande pi greco (Liczba Pi)

Degno di meraviglia è il numero pi greco
tre virgola uno quattro uno.
Le sue cifre seguenti sono ancora tutte iniziali,
cinque nove due, perché non ha mai fine.
Non si fa abbracciare sei cinque tre cinque con lo sguardo,
otto nove con il calcolo,
sette nove con l’immaginazione,
e neppure tre due tre otto per scherzo, o per paragone
quattro sei con qualsiasi cosa
due sei quattro tre al mondo.
Il più lungo serpente terrestre dopo una dozzina di metri s’interrompe.
Così pure, anche se un po’ più tardi, fanno i serpenti delle favole.
La fila delle cifre che compongono il numero Pi greco
non si ferma al margine del foglio,
riesce a proseguire sul tavolo, nell’aria,
su per il muro, il ramo, il nido, le nuvole, diritto nel cielo,
per tutto il cielo atmosferico e stratosferico.
Oh come è corta, quasi quanto quella di un topo, la coda della cometa!
Quanto è debole il raggio di una stella, che s’incurva nello spazio!
Ed ecco invece due tre quindici trecento diciannove
il mio numero di telefono il tuo numero di camicia
l’anno mille novecento settanta tre sesto piano
numero di abitanti sessanta cinque centesimi
giro dei fianchi due dita una sciarada e una cifra,
in cui vola vola e canta, mio usignolo
e si prega di mantenere la calma,
e così il cielo e la terra passeranno,
ma il Pi greco no, quello no,
lui sempre col suo bravo ancora cinque,
un non qualsiasi otto,
un non ultimo sette,
stimolando, oh sì, stimolando la pigra eternità
a durare.

(traduzione di Alessandra Czeczott)

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