LA DATA

1 dicembre 1835

Il primo dicembre 1835, Hans Christian Andersen pubblica il suo primo libro di fiabe. La raccolta, in lingua originale danese, era intitolata Eventyr fortalte for Børn. Første Samling. Første Hefte (Fiabe raccontate ai bambini. Prima raccolta. Primo tomo).

Durante il corso della sua vita Andersen scrisse un totale di 156 fiabe, uscite in volume tra il 1835 e il 1872 e tradotte in più di 80 lingue. Tra queste, gran parte delle storie più celebri del genere, al mondo. Solo per citarne alcune, La principessa sul pisello, Pollicina, La sirenetta, I vestiti nuovi dell’imperatore, Il soldatino di stagno, Il brutto anatroccolo, La regina delle nevi, Le scarpette rosse e La piccola fiammiferaia. In onore dell’autore, peraltro, nel 1956 è stato istituito il premio “Hans Christian Andersen” destinato ai migliori scrittori di narrativa giovanile.

Le numerose edizioni delle fiabe dello scrittore danese sono state illustrate da alcuni tra i maggiori disegnatori, quali Lorenz Frølich e Vilhelm Pedersen. Nelle sue storie fantastiche c’è spesso un riferimento alla sua vita travagliata, reso con le peripezie di una creatura “diversa”, come il Brutto Anatroccolo; inoltre non manca il sentimento religioso, ispirato ad Andersen dalla sua famiglia. Nei testi in lingua originale o nelle traduzioni non rivisitate, c’è sempre una menzione a Dio, anche nelle fiabe più famose come La Sirenetta e La regina delle nevi, ma anche in quelle meno famose come Il paradiso terrestre o L’angelo.

Andersen, sostenuto dalla sua fede e divenuto famoso grazie alle fiabe, fu acclamato dai suoi concittadini, con i quali all’inizio non aveva mai avuto un gran successo, proprio come il suo Brutto Anatroccolo, il diverso, lo strano essere che nessuno accettava, diventato infine il piú bello degli aristocratici cigni.

«Era troppo felice, ma niente affatto fiero, perché un cuore buono non è mai fiero! Pensava a quanto era stato perseguitato e insultato, e ora sentiva tutti dire che era il più splendido di tutti quegli splendidi uccelli; e i lillà gli si inchinavano con i rami fin giù nell’acqua, e il sole splendeva così caldo e bello, allora le sue piume frusciarono, il collo snello si alzò e con tutto il cuore esultò: tanta felicità non la sognavo quando ero il brutto anatroccolo».

 

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