LA DATA

1 novembre 1962

Esce in edicola il primo numero di Diabolik. Chi non sa chi è Diabolik legga assolutamente. Chi lo sa, se ha voglia lo faccia, male non fa.

Diabolik è un personaggio dei fumetti, nato ufficialmente appunto il 1 novembre di 55 anni fa, per mano… apriti cielo!… di due donne: Angela e Luciana Giussani. La prima a quell’epoca aveva 40 anni, da 16, dopo aver fatto per un po’ la modella, aveva sposato un editore milanese, Gino Sansoni e lavorava nella sua casa editrice occupandosi di libri per ragazzi.

Il 26 gennaio 1958, con la sorella Luciana, che ha 6 anni meno di lei, legge sui giornali di un uomo brutalmente ucciso a Torino in via Fontanesi. L’assassino lascia in giro lettere e indovinelli per sfidare la polizia e si firma Diabolich.

Restano colpite ed impressionate. Angela fa la pendolare, prende il treno la sera per tornare a casa e vede quelli negli scompartimenti con lei che passano il tempo leggendo, fa tesoro dei consigli del marito, e la lettura di un romanzo di Fantômas, pare ritrovato casualmente su un treno, fa il resto.

S’inventano, e tengono in vita il loro personaggio per tutta la loro vita: la prima muore nel 1987, la seconda nel 2001, avendo lavorato fino a 9 anni prima alla loro creatura. E la storia va avanti, avvicinandosi al n. 1.000.

Fantômas è il protagonista di una serie di romanzi d’appendice di inizio novecento creato da Pierre Souvestre e Marcel Allain, un geniale ladro e assassino, abile nel travestirsi e nel nascondere la propria vera identità, e capace di beffarsi la polizia. Come lui esistono anche altri personaggi, Arsenio Lupin e Rocambole, e andando indietro nelle fantasie la mente va a Robin Hood che, tutti lo sanno, rubava ai ricchi per dare ai poveri.

Diabolik non è così, non ruba per dare ai poveri, ruba per sé, anche se è capace di generosità. All’inizio è spietatissimo, poi sempre meno, affina una sua morale, grazie anche alla vicinanza di una inseparabile compagna: Eva Kant.

Ma se non si vede Diabolik nei suoi panni non si comprende perché, oltre ad essere il primo fumetto “nero” tascabile, cosa quest’ultima di non poco conto pensando ai pendolari in treno, ha avuto così tanto successo.

Quando è in azione indossa una calzamaglia nera che gli fascia tutto il muscoloso corpo, lasciando intuire gli attributi e scoperti solo gli occhi che gli arcuati sopraccigli aiutano a produrre uno sguardo terrifico ma anche autorevole. Si acconcia così per poter sguisciare non visto nella notte a caccia di ricchezze, ma anche perché in gioventù, quand’era una specie di Mowgli nella foresta, è stato incantato da una pantera nera ingiustamente accusata di seminare il panico e perciò massacrata.

Nera e flessuosa è anche la sua auto, una bellissima Jaguar E-Type, un impareggiabile coupé prodotto dalla casa automobilistica britannica dal 1961 al 1975, con un motore da 3.800 cm³ prima e 4.200 poi. Che ha poco da invidiare, in quanto a gadget e sistemi per non essere inseguita alla Aston Martin DB6 di James Bond.

A riposo Diabolik veste elegante e sobrio, senza cravatta, camicia aperta o golf a girocollo, qualche cardigan a volte, insomma, uno schianto d’uomo, averne uno accanto così. Il suo modello pare infatti sia stato Robert Taylor. Sexy del resto è anche la sua compagna, Eva Kant, ispirata a Grace Kelly, inizialmente succube del maschio che le sta accanto e poi, dopo pochi numeri che è in edicola, battagliera e tenace anche lei, ma sempre innamorati l’un dell’altra come potrebbero esserlo stati Bonnie e Clyde: sì, la coppia eternamente in fuga dal resto del mondo che nel caldo dell’alcova realizza l’utopia che altri all’epoca sognavano un po’ più dilatata.

Ci sono tutti gli ingredienti insomma perché un paio di generazioni – padri e madri dell’epoca e figli di nascosto in bagno con i pantaloni calati o nel buio della propria cameretta singhiozzando in silenzio – fantasticassero, sognassero, avessero un po’ di batticuore, provassero piacere. E, sia chiaro, non c’era nulla di osceno, benché fin dal terzo numero della prima serie, marzo 1963, le sorelle Giussani abbiano iniziato a fare il solco in Tribunale come imputate in processi penali a partire da quello per “incitamento alla corruzione” di minori, avendo distribuito copie in omaggio ai ragazzi di alcune scuole medie. Il 6 luglio 1964 Angela Giussani fu assolta: la copertina del numero per il quale era imputata mostrava manette ai polsi e sullo sfondo una ghigliottina inducendo i ragazzi a pensare che si paga per i propri crimini.

Diabolik cambiava faccia in continuazione, sapendo riprodurre, in maschere di gomma, il volto degli altri alla perfezione, potendosi quindi sostituire ad essi, perché l’identità, vestiti a parte, sta proprio nel volto, è lì che si è sé stessi. Dunque maneggiava bene la chimica, così come il coltello, quasi mai la pistola, sapeva di veleni e altri intrugli, amava e odiava ricambiato il suo eterno inseguitore alla guida di una Citroen DS, lo “squalo” prodotto dalla casa francese dal 1955 al 1975: l’ispettore Ginko.

Ha aperto la strada a Kriminal, a Satanik, e ad un mondo intero dove la K conta molto, Cattivik e Dorellik compresi, al formato 11,5×16,9 cm che ha il gran pregio di stare in tasca come all’epoca il Libretto di Mao, il Manifesto di Marx, la Rivoluzione sessuale di Reich, L’uomo a una dimensione di Marcuse.

È diventato nel 1968 un film con John Phillip Law, Marisa Mell, Michel Piccoli, Adolfo Celi, Renzo Palmer, diretto da Mario Bava, è stato tradotto in una gran quantità di lingue e viene il sospetto che i tanti suoi rifugi sparsi ovunque, pieni di trabocchetti che ne impediscano l’indesiderato accesso, abbiano fatto da modello a quelli allestiti dalle Brigate Rosse o forse più esattamente dalla Mafia. Ha restituito un briciolo di dignità agli angeli caduti in rovina e messi a guardia dell’inferno, magari col nome di Belzebù, Lucifero o Azazel.

A buon diritto il “Re del terrore”, come si intitolava il primo fascicolo uscito quell’oggi di 55 anni fa (non ebbe molto successo perciò il successivo andò in edicola 3 mesi dopo, febbraio 1963), ha segnato un’epoca dimostrando di saper stare a galla anche in un mondo che difficilmente si riconoscerebbe a Clerville, dov’è ambientata la maggior parte delle storie e di cui, nel novembre 2005, la casa editrice Astorina ne ha pubblicato l’immaginaria Guida turistica.

Chi volesse conoscere i nomi dei vari bravissimi disegnatori e degli autori dei testi che lo hanno messo nero su bianco, e poi a colori, sulla carta, consulti l’omonima voce di Wikipedia a cui, come spesso, imprecisioni o abbagli a parte, siamo grati.

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