LA DATA

10 luglio 1976

Era senza scorta e il giorno dopo sarebbe partito per le ferie. Il commando di Ordine Nuovo, formazione neofascista che l’aveva messo nel mirino, lo sapeva e quindi decise che quello era il giorno giusto per agire: 10 luglio 1976. La strategia della tensione aggiunge un altro tassello alla propria ascesa con l’uccisione del giudice Vittorio Occorsio, che proprio a causa delle sue indagini aveva portato allo scioglimento del gruppo di estrema destra da parte del ministero dell’Interno.

Quella mattina Occorsio era partito da casa a Roma, quartiere Trieste, con la sua Fiat 125 diretto a palazzo di giustizia, ma il killer presto lo raggiunge a un incrocio con una raffica di mitra. Il giudice, ferito, tenterà di aprire la portiera per fuggire ma verrà raggiunto da un’altra sventagliata di colpi sparata quasi a bruciapelo. Il giudice muore a 47 anni, lasciando la moglie e due figli adolescenti. L’attentato verrà rivendicato immediatamente lasciando nell’auto volantini con la sigla Ordine Nuovo.

Per l’omicidio verranno condannati come esecutori materiali i neofascisti Pierluigi Concutelli e Gianfranco Ferro. I mandanti non verranno mai individuati, come nei migliori misteri d’Italia.

Certo molti avevano un movente valido per l’eliminazione del giudice Occorsio, che avea avuto la ventura di essere sostituto procuratore di turno il 12 dicembre 1969 quando esplose la bomba in piazza Fontana a Milano e che si era occupato delle prime indagini. In seguito aveva seguito l’inchiesta sul golpe Borghese e, pochi mesi prima di essere ucciso, era stato il primo magistrato a indagare sulla Loggia P2 e i rapporti tra gruppi neofascisti, massoneria e servizi deviati. Molte buone ragioni per privarlo di una scorta nel pieno degli anni di piombo.