LA DATA

12 luglio 2016

LINA SENSERINI 

Il 12 luglio 2016, sulla ferrovia a binario unico tra Corato e Andria, in provincia di Bari, un terribile scontro frontale tra due treni, costò la vita a 23 persone, mentre altre 51 rimasero ferite. Un disastro ferroviario tra i più gravi mai verificati in Italia, per cui nei prossimi giorni (il 16 luglio) si apre l’udienza preliminare che vede imputate 19 persone, tra dipendenti e amministratori dell’azienda Ferrotranviaria, nonché funzionari del ministero dei Trasporti.

Secondo quanto ricostruito allora dalla Procura di Trani, i due convogli pieni di studenti e pendolari, si scontrarono a una velocità di circa 100 km/h a causa di un errore umano, dato che uno dei treni era partito in anticipo dalla stazione di provenienza. In quella tratta, infatti, le comunicazioni erano affidate al sistema del “blocco telefonico”, un metodo ormai abbandonato nelle reti più moderne, secondo il quale il via libera ai treni è dato da una comunicazione via telefono tra gli operatori delle varie stazioni. L’altra ipotesi avanzata, invece, era quella di un guasto al sistema degli scambi, anche in quel caso dovuto all’obsolescenza dell’intera tratta.

Nelle settimane e nei mesi successivi, infatti, erano emerse falle nei sistemi di sicurezza e di verifica del traffico sul binario unico e si era sollevato un polverone di polemiche, nel dolore per le vite spezzate a causa di una linea ferroviaria vecchia, con scarsa manutenzione e sorveglianza, pochi investimenti.

Per questo motivo, l’accusa contesta ai dirigenti di Ferrotramviaria l’aver nascosto circa 20 incidenti sfiorati negli ultimi anni e non aver investito il denaro già stanziato per installare il sistema anti-collisione. Mentre i dirigenti del ministero, che pure erano a conoscenza delle condizioni della tratta, sono accusati di non aver adottato i provvedimenti urgenti per adeguare le misure di sicurezza.

Insomma, come scrisse il settimanale Panorama, due settimane dopo il disastro, «non c’era bisogno di spendere i 180 milioni di euro che pure erano già a disposizione per realizzare il doppio binario. Sarebbe bastato spenderne appena due, anche questi disponibili da due anni, per installare il Sistema di controllo marcia treno (Scmt) che avrebbe frenato automaticamente i due convogli che viaggiavano sullo stesso binario».

Mentre, nella migliore tradizione italiana, le vittime e le loro famiglie ancora attendono giustizia.

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