LA DATA

13 luglio 1985

Lo stadio di Wembley. Foto: Rex Features

Qualcuno lo ha definito «il concerto che ha cambiato tutto». Alcuni esperti di storia del rock e critici musicali non sono d’accordo, ma certo nessuno nega che il Live Aid, andato in scena contemporaneamente in tre continenti diversi (fusi orari permettendo), il 13 luglio 1985, sia stato uno dei più grandi eventi della storia del rock: 2 miliardi e mezzo di spettatori in 100 paesi che hanno assistito all’evento in diretta con il 95 per cento delle tv del mondo collegate, centinaia di migliaia di persone negli stadi di Wembley (Londra), Philadelphia, Mosca e Sidney, oltre 100 cantanti e gruppi partecipanti, 150 milioni di sterline raccolti. Organizzazione e numeri da capogiro, mai ripetuti.

Il “deus ex machina” di questa imponente e straordinaria manifestazione è stato Bob Geldof, leader dei Boomtown Rats, che l’anno prima aveva messo insieme le stelle del rock nel gruppo Band Aid per la canzone Do They know it’s Christmas Time?, in collaborazione con Midge Ure degli Ultravox. Obiettivo, una raccolta di fondi da destinare all’Etiopia.

Il “Jukebox globale”, come venne chiamato il Live Aid, iniziò alle 12 (orario di Greenwich) e andò avanti per 16 ore, in parte sovrapposte nei quattro stadi, quindi assai più lungo, dando il “La” a un nuovo modo di intendere la musica e la solidarietà, cui in futuro sarebbero seguiti altri concerti della stessa matrice, ogni qual volta una catastrofe avrebbe prodotto distruzione e morte.

Una vera e propria rivoluzione rock che è stata tenuta a battesimo da pezzi da 90, alcuni dei quali purtroppo non più tra noi: David Bowie, Freddie Mercury, George Michael, BB King, gli ancora quasi sconosciuti U2, Phil Collins, Paul McCartney, Elton John, i Led Zeppelin, i Dire Straits, i Simple Minds, Carlos Santana, i Black Sabbath, Crosby, Stills, Nash e Young, Bob Dylan, Tina Turner, Mick Jagger, Madonna, David Gilmour, Joan Baez, Elvis Costello, Eric Clapton. Con Phil Collins che, dopo l’esibizione di Londra è volato a Philadelphia su un Concorde per esibirsi sul palco del JFK. E proprio sull’aereo ha incontrato Cher, che non sapeva nulla del concerto ma che si è lasciata convincere a esibirsi nel coro conclusivo aperto da David Bowie.

David Bowie che ha dedicato una struggente versione di Heroes a tutti i figli del mondo e che ha duettato Dancing in the Streets. in video con Mick Jagger. L’esibizione di Elton John e George Michael in Don’t Let the Sun Go Down on Me, il microfono muto di Paul McCartney, i 12 minuti di Bad degli U2, l’ovazione per Freddie Mercury in stato di grazia. E quanto ancora ci sarebbe da scrivere su quell’evento.

Michele Monina, in un articolo de “Il Fatto quotidiano” del 13 luglio 2015, 30 anni dopo il concerto, scrisse: «Il Live Aid resta la prima vera occasione in cui i cantanti pop hanno dimostrato di sapersi rimboccare le maniche e di unire intorno a loro, nella solidarietà, i fan per una giusta causa».