LA DATA

14 novembre 1951

In Italia, purtroppo, non siamo nuovi a tragici eventi catastrofici, per “colpa” della natura e (quasi sempre) per colpa dell’incuria e della malafede dell’uomo. Il nostro Paese è spesso vessato da piogge che provocano terribili esondazioni, terremoti che lasciano molte persone senza casa, crolli che spezzano vite e cambiano la vita delle città.

Così è stato anche nel Polesine, area generalmente identificata con la provincia di Rovigo, dove nel 1951 si è verificato un alluvione di portata enorme, sia per la quantità di morti provocati sia per i danni e i disagi che hanno segnato la vita del territorio per molto tempo. È la sera del 14 novembre quando l’argine maestro del Po si rompe in più punti, in pochissimo tempo: la massa d’acqua si riversa con potenza e furia inaudita sul territorio portando via con sé tutto quello che trova lungo la strada.

Le conseguenze furono catastrofiche. Morirono circa cento persone e tra le 180.000 e le 190.000 furono costrette a lasciare le proprie case. Almeno 6.000 capi di bestiame bovino andarono persi e non è possibile stimare il numero di altri animali che persero la vita. Un altro dato impressionante è quello degli abitanti che, nei dieci anni successivi alla tragedia, lasciarono il Polesine in modo definitio: si stima che furono oltre 80.000 persone, con un calo medio della popolazione del 22%. Sono numeri che spaventano e che lasciano intuire che per risollevare il territorio vessato dall’alluvione furono necessari molti anni e molti fondi economici.

Era evitabile il disastro? Difficile dirlo con certezza visto anche che la tragedia è avvenuta nel 1951, solo sei anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e in un contesto storico-sociale non semplice: non c’erano i telefoni, i grandi mezzi di comunicazione di massa non erano sviluppati e le tecnologie non erano così avanzate da permettere una facile identificazione dei problemi idrologici. Quello che è certo è che ci furono delle responsabilità, soprattutto da parte delle istituzioni direttamente interessate, sia prima sia dopo l’alluvione: una diversa gestione della situazione avrebbe potuto limitare i danni e aiutare le popolazioni colpite. Non è con i se, però, che si fa la storia e quello che è rimasto dopo l’alluvione del 1951 è un territorio in grave difficoltà. La solidarietà nazionale e mondiale che si è subito attivata dopo la tragedia ha permesso di fornire un immediato aiuto sia alle persone colpite sia all’area interessata. Ci sono voluti comunque molti anni, e forse oggi finalmente il Polesine è in grado di affrancarsi da un cinquantennio devastante, per ridare dignità, lavoro e speranze al territorio e ai suoi abitanti.

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