LA DATA

16 febbraio 2005


Esattamente quattordici anni fa, il 16 febbraio 2005, entrava in vigore, con l’obiettivo di frenare il riscaldamento globale del nostro pianeta, il protocollo di Kyoto, un trattato internazionale che prevedeva per gli Stati aderenti l’obbligo di ridurre, fra il 2008 e il 2012, le emissioni di biossido di carbonio, metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo, per una percentuale non inferiore all’8,65% rispetto alle emissioni registrate nel 1985.
I problemi furono evidenti fin dall’inizio. Intanto George Bush, l’allora presidente degli Stati Uniti (responsabili da soli del 36% delle emissioni di biossido di carbonio), contrariamente a quanto annunciato in campagna elettorale, ritirò l’adesione; Cina e India, che lo avevano ratificato, furono esonerate dal rispettarlo perché considerate ancora in via di sviluppo. In Europa solo la Germania poteva già nel 2008 dichiarare di averne centrato gli obiettivi. L’Italia e molti altri stavano procedendo in direzione diametralmente opposta quando è intervenuta la più grave crisi economica degli ultimi settant’anni che, almeno per quanto riguarda l’emissione di sostanze inquinanti, ha portato qualche beneficio. Fra le varie conseguenze della crisi c’è stata infatti una forte contrazione della produzione industriale che ha “facilitato”, per l’Italia e altri paesi nelle stesse condizioni, il raggiungimento degli obiettivi. Ad esempio, per quanto concerne l’Italia, la riduzione di emissioni inquinanti è stata di circa il 7%.

E il dopo Kyoto? In Qatar, nel 2012, si è arrivati al rinnovo del piano di riduzione di emissioni di gas serra, con termine al 2020. Il piano non è in realtà entrato in vigore perché i firmatari sono stati appena due terzi di quelli necessari. Nel 2015, a Parigi, 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale sul clima che prevede di limitare l’aumento medio della temperatura mondiale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Come per il protocollo di Kyoto, la strada per raggiungere la meta è tutt’altro che in discesa.