LA DATA

17 aprile 1961

Dopo mesi di preparazione, quel giorno le armate anti-castriste sbarcano a Cuba, nella Baia dei Porci (Playa Girón, in spagnolo). L’invasione rappresentò il fallito tentativo, da parte degli Stati Uniti d’America, di rovesciare il regime di Fidel Castro, arrivato al potere dopo la vittoria nella rivoluzione del 1959.

Le armate erano composte per lo più da esuli cubani e mercenari, addestrati dalla CIA: l’obiettivo era conquistare l’isola a partire dall’area Sud-Ovest e per questo motivo, infabaia-porci-cubatti, le truppe sbarcarono nella Baia dei Porci. L’attacco venne preparato nel periodo di amministrazione del presidente  Dwight Eisenhower: il suo successore, John Fitzgerald Kennedy, era, invece, contrario all’operazione militare. E la storia ha dato ragione proprio a quest’ultimo: un dato fondamentale che non venne, infatti, considerato fu il fattore in più delle milizie cubane, la conoscenza della zona.

I primi esuli che calpestarono il suolo cubano nella notte del 17 aprile 1961 si trovarono di fronte gli ex guerriglieri che avevano dato battaglia alle truppe di Batista durante la rivoluzione. Fu chiaro quasi subito che, pur attrezzati e equipaggiati, gli sbarcati non avevano possibilità contro i miliziani cubani, più esperti nel combattimento in quelle zone di cuba.

E così, lo sbarco alla Baia dei Porci si risolse in una sconfitta per gli Stati Uniti: in pochi giorni furono costretti alla resa e oltre mille mercenari controrivoluzionari si arresero e furono arrestati e processati.

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