LA DATA

17 settembre 1922

Scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, poeta e partigiano, Aldo Braibanti nasce il 17 settembre 1922 a Fiorenzuola d’Arda dove, al seguito del padre medico, scopre ben presto l’importanza del mondo naturale e sviluppa un precoce e radicale pensiero in termini di ecologia e di salvaguardia dell’ambiente, interessandosi in particolare alla vita animale e ai costumi degli insetti sociali: formiche, api e termiti.

Trasferitosi da Parma a Firenze per studiare filosofia (suoi maestri, oltre a Leopardi e Foscolo, sono Spinoza e Giordano Bruno), si dedica al collage e all’assemblage e, mentre scopre l’amore per Leonardo da Vinci, il suo studio delle formiche si precisa in direzione sempre più rigorosa e scientifica. Antifascista prima nelle file di “Giustizia e libertà”, quindi in quelle del Partito Comunista clandestino, è arrestato due volte, la seconda delle quali dagli aguzzini della Banda Carità. Nel dopoguerra lascia la politica militante per dedicarsi all’esperienza comunitaria e artistica del laboratorio di Castell’Arquato, alla poesia, alla scrittura teatrale e ai suoi formicai artificiali.

Nel 1962 si sposta a Roma dove collabora con Carmelo Bene e con i “Quaderni piacentini”, quando scoppia il caso giudiziario che lo vede protagonista assieme a Giovanni Sanfratello, un giovane che lo segue dai tempi del laboratorio, il cui padre sporge denuncia nei confronti di Braibanti con l’accusa di plagio. Mentre Giovanni viene prelevato con la forza dalla pensione dove vive e internato in manicomio (dove resterà per anni subendo un numero  imprecisato di elettroshock), Aldo viene sottoposto a un lungo processo che si concluderà solo nel 1968 con la condanna a nove anni, che in appello diventano sei: sconterà due anni mentre gli altri gli verranno condonati perché partigiano della Resistenza.

La pretestuosa accusa nascondeva la reazione benpensante verso l’omosessualità dichiarata di Braibanti e le sue scelte di vita. Il reato, introdotto durante il Fascismo con il codice Rocco e abolito nel 1981, nel Dopoguerra portò alla condanna in questo unico caso, che infiammò il clima dell’Italia pre-Sessantotto: a favore dell’artista si mobilitarono molti intellettuali fra cui Alberto Moravia, Umberto Eco, Marco Bellocchio e Pier Paolo Pasolini che, ugualmente vittima del pregiudizio omofobo, cadrà pochi anni dopo sulla spiaggia di Ostia. In carcere Aldo continua a scrivere poesie e opere teatrali, proseguendo anche una volta uscito, nel 1971.

Scriverà fino alla morte che lo trova operoso e lucidissimo, a 91 anni, in quella stessa Castell’Arquato nella quale era tornato a vivere dopo lo sfratto dalla sua casa al Portico d’Ottavia, dove aveva vissuto per quarant’anni con la pensione sociale minima, fino a che non gli era stato assegnato, in base alla legge Bacchelli, un modesto vitalizio. Fra i suoi lavori, i quattro volumi di saggi e le opere teatrali, raccolti in Il circo e altri scritti,e le poesie di Frammento e frammenti. Il caso Braibanti è stato portato sul palcoscenico, nel 2012, in una pièce diretta dal regista Giuseppe Marini.

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