LA DATA

19 luglio 1966

A Campionato del mondo di calcio appena concluso, essendo oggi il 19 luglio non possiamo non ricordare la più grande débâcle del mondo pedatorio nostrano: la sconfitta dell’Italia contro la Corea del Nord in Inghilterra nel 1966. Successe alle 20.30 di una calda giornata d’estate. I più fortunati la videro in bianco e nero a casa propria. Gli altri nei tanti bar del Bel Paese. Commentava Nicolò Carosio. Queste le formazioni:

Corea del Nord:   Yoon Chan Myung; Lim Zoong Sun; Sin Jung Kyoo; Ha Jung Won; Oh Yoon Kyung; Im Seung Hwi; Han Bong Zin; Pak Doo Ik; Pak Jeung Zin; Kim Bong Hwan; Yang Sung Kook. Allenatore Myung Rye Hyun.

Italia: Albertosi; Landini; Facchetti; Guarneri; Janich; Fogli; Perani; Bulgarelli; Mazzola; Rivera; Barison. Allenatore Edmondo Fabbri.

Si giocava a Middlesbrough, città operaia nel nord orientale sulla riva destra del Tees in prossimità del suo estuario. L’Italia doveva assolutamente vincere per passare il turno. Tutti, giornalisti compresi, erano certi che sarebbe finita in goleada per noi.

Invece al 42esimo sbucò un tizio dal nome impronunciabile (Pak Doo Ik) che con un destro (un missile si direbbe oggi, ma data la sensibilità politica meglio soprassedere con certe metafore) spiazzò Albertosi e portò in vantaggio il piccolo paese orientale in guerra perenne contro i loro fratelli del Sud. L’Italia, sia i giocatori che i telespettatori, ammutolì. Solo Carosio con la sua bella voce professionale, pastosa e sapiente continuò a sciorinare azioni e speranze. Ma non succederà nient’altro fino alla fine. Il turno lo passeranno loro. L’Italia, ferita mortalmente, verrà così eliminata. In ogni città e paese fu autoproclamata una settimana di lutto nazionale. Seicento tifosi feriti e inferociti per l’umiliazione calcistica (purtroppo orfani di Matteo Salvini che non era ancora nato) accorsero all’aeroporto di Genova per contestare i giocatori, tirargli sassi e pomodori e gridare tutta la loro frustrazione per essere stati surclassati da undici piccoli uomini gialli. Al contrario i tifosi del Middlesbrough adottarono la piccola spartana e poverissima selezione coreana e l’accompagnarono fino a Liverpool ai quarti contro il Portogallo (dove finirà 5 a 3 per i lusitani).

Nota di colore:  La Coppa Rimet (così si chiamava allora la Coppa del mondo ed era tutta di oro massiccio) in occasione del Mondiale del ‘66 fu esposta a Londra, ma venne rubata poche settimane prima dell’inizio del torneo. Ne venne urgentemente fatta una copia, ma poi si ritrovò l’originale avvolto in un foglio di giornale in mezzo a un parco grazie a un cagnolino di nome Pickles che fu nominato eroe nazionale d’Inghilterra. Secondo la volontà del signor Julius Rimet (un francese già presidente della Fifa e pieno di soldi) doveva andare alla nazionale che ne avesse vinto tre edizioni. Andò al Brasile (che batté l’Italia nel 1970 in Messico) il quale se la portò sì a casa, ma siccome il destino ha la memoria lunga e impara sempre dalle lezioni del passato, la fece rubare di nuovo. Stavolta non si trovò nessun cagnolino Pickles e dunque fu regolarmente fusa e venduta a qualche soddisfatto ricettatore. Sic transit gloria mundi.