Per molti studiosi inizia in questo giorno, il 19 novembre, il periodo degli Anni di Piombo, periodo storico che vide, in Italia, l’inasprirsi di violenza e rivolte di piazza che sfociarono in omicidi e attentati.
È il 19 novembre del 1969 quando in piazza si sta svolgendo una manifestazione, indetta dai maggiori sindacati italiani (CGIL, CISL e UIL) contro il caro affitti. Sono anni di lotte sindacali e di rivendicazioni proletarie, è il cosiddetto Autunno caldo, in quella fine degli anni Sessanta che ha cambiato la storia politica e culturale di molti Paesi europei.
Il 19 novembre del 1969 a Milano, oltre alla manifestazione sindacale, sfilano per le strade anche altri due cortei, uno dei marxisti-leninisti è uno degli anarchici. La tensione con la polizia è al massimo e non tarda a tramutarsi in un vero e proprio scontro, in quella contraddizione mai superata per cui sono i più deboli ad attaccarsi senza pietà.
Antonio Annarumma stava prestando servizio come poliziotto quel giorno, aveva solo 22 anni. Un tubolare di acciaio lanciato (secondo la ricostruzione ufficiale) dai manifestanti lo raggiunse mentre era nella camionetta, perforandogli il cranio e condannandolo alla morte nel giro di poco tempo. È considerato il primo morto della stagione degli Anni di Piombo, mentre la prima strage è quella di piazza Fontana, a Milano, nel 12 dicembre dello stesso anno.
Alla morte di Annarumma è seguito il cordoglio delle istituzioni e un’indagine della magistratura, per accertare come fossero andate realmente le cose. I manifestanti hanno sostenuto che la morte del poliziotto non fosse da imputare a loro, bensì a uno scontro proprio tra auto della polizia. Secondo questa ricostruzione, la morte venne provocato da un vetro sporgente all’interno della vettura su cui viaggiava Annarumma. In ogni caso, gli esiti giudiziari non hanno portato all’identificazione dei colpevoli, operazione quasi impossibile, ma hanno comunque accertato che l’agente è morto per il tubolare lanciato dalla folla manifestante.
