IL NUMERO

2.000

Foto: Adnkronosdailt

Almeno 2.000 piazze, in 235 città e 123 Paesi del mondo, sono state invase venerdì 15 marzo, da milioni di ragazzi per il ‘Global Strike For Future”. Lo “sciopero” per il clima è stato lanciato dalla sedicenne attivista svedese Greta Thumberg, già in odore di Nobel per la pace, che dalla scorsa estate ha iniziato una protesta di fronte al Parlamento svedese per chiedere misure più efficaci contro i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale.

Il 20 agosto 2018, infatti, Greta ha deciso di non andare a scuola per protesta fino alle elezioni legislative, previste in Svezia poche settimane dopo. Quindi ha continuato la sua singolare manifestazione, rimanendo seduta davanti al parlamento ogni venerdì durante l’orario scolastico, per richiamare il governo alle proprie responsabilità nella riduzione delle emissioni inquinanti. Lanciando anche uno slogan: Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima).

In pochi mesi è diventata talmente conosciuta e influente da smuovere le coscienze dei giovani in tutto il mondo. Nelle scorse settimane, con l’hashtag #Fridaysforfuture!, li ha chiamati a raccolta per manifestare contro l’immobilismo dei governi di fronte ai cambiamenti climatici. Del resto proprio nei giorni scorsi 250 scienziati provenienti da 70 Paesi, hanno lanciato l’allarme in occasione del sesto Global Environmental Outlook,il rapporto dell’ONU sulla salute del pianeta, che disegna scenari catastrofici per il futuro.

«Il rapporto – scrive “Il Fatto Quotidiano” – consiglia l’adozione di diete a basso contenuto di carne e la riduzione degli sprechi alimentari nei Paesi sviluppati e in via di sviluppo, che ridurrebbero la necessità di aumentare la produzione alimentare del 50 per cento per nutrire i 9-10 miliardi di persone previste nel 2050. Attualmente il 33 per cento del cibo commestibile globale viene sprecato e il 56 per cento dello spreco avviene nei Paesi industrializzati».