LA DATA

21 novembre 1953

La truffa paleontologica più famosa della storia è stata rivelata al mondo il 21 novembre del 1953. Il caso è quello del ritrovamento del cranio dell’Uomo di Piltdown, così chiamato quando tra il 1912 e il 1914 venne ritrovato a Piltdown, nel Sussex, i resti di un ominide. La sensazionale scoperta, a cura di Charles Dawson, venne ritenuta molto importante per il mondo della paleontologia: per anni si è creduto che l’Uomo di Piltdown rappresentasse l’anello mancante nella teoria evolutiva e che quindi rivelasse particolari interessanti sull’evoluzione umana.

In realtà, il caso di Piltdown non rappresenta altro che un esempio lampante di come, all’epoca, la comunità scientifica fosse condizionata dal razzismo e dal sessismo. Infatti, le caratteristiche del reperto, un ominide dal grande cranio e dalla mandibola simile a quella di una scimmia, confermavano la credenza secondo la quale i popoli con la pelle di colore differente da quello occidentale fossero meno evoluti dell’uomo europeo. Credenze che vennero poi facilmente smontate quando nel 1953 il Time pubblicò le prove raccolte da un gruppo di studiosi, che dimostravano che il fossile era stato montato da mano umana e che quello che sembrava un cranio erano resti messi insieme di un uomo e di un orango.

Dopo anni di indagini e ricerche, più o meno accurate, ad oggi sembra che del falso possa essere ritenuto responsabile il solo Charles Dawson, che voleva rivendicare la propria bravura e passare alla storia per scoperte scientifiche di prestigio. Quello che poi ha davvero fatto Dawson è stato sì passare alla storia, ma come l’autore di una truffa di portata notevole (spesso i creazionisti utilizzano questo esempio per smontare le teorie evoluzioniste).

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