LA DATA

22 gennaio 1506

Il 22 gennaio del 1506 s’insedia, a Roma, il primo contingente di Guardie svizzere. Secondo il volere del papa Giulio II, in quella data, 150 svizzeri dal Canton Uri entrarono nell’Urbe, sotto il Comando del Capitano Kaspar von Silenen, dalla “Porta del Popolo”, e ricevettero la benedizione papale. In precedenza, nel 1478, Sisto IV, zio del precedente pontefice, aveva stipulato un accordo che prevedeva la possibilità di reclutare mercenari elvetici.

Oltre ad essere impiegate come scorta personale del papa, parteciparono a numerose battaglie, tra cui celebre è rimasta quella del  6 maggio 1527 durante il sacco di Roma da parte delle milizie di Carlo V: il loro sacrificio consentì a papa Clemente VII di salvarsi. La guarnigione papale fu sostituita con mercenari spagnoli e lanzichenecchi.

Difesero Pio IX quando ci fu la presa di Roma da parte delle truppe italiane nel 1870. A differenza dell’esercito papalino, il corpo non fu sciolto e rimase a garantire l’incolumità della persona fisica del Papa, la sicurezza dei palazzi del Vaticano e della Villa pontificia di Castel Gandolfo.

Con il Concordato del 1929 e la nascita dello Stato Vaticano, le Guardie svizzere divennero la milizia ufficiale al servizio del papato. È l’unico corpo di guardie svizzere ancora operativo, con funzioni di vigilanza sulla sicurezza e protezione del Papa all’interno del Palazzo Apostolico e durante i suoi viaggi, oltre al servizio d’onore nel corso delle udienze e dei ricevimenti ufficiali.

Insieme al Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, la Guardia Svizzera, costituita da 110 militi, presiede alle cerimonie nella basilica di San Pietro e nell’aula Nervi; controlla gli accessi in Vaticano e, durante la sede vacante, è comandata alla protezione del collegio cardinalizio.

Non fu Michelangelo, come vuole la leggenda popolare, a disegnare la caratteristica uniforme degli Svizzeri, ma il comandante del corpo, Jules Repond, agli inizi del XX secolo, ispirandosi alle divise storiche e ai quadri di Raffaello Sanzio. «Acriter et fideliter», con coraggio e fedeltà, è il loro motto.

Gran scalpore suscitò il 4 maggio 1998 il rinvenimento dei corpi del colonnello della Guardia svizzera Alois Estermann, di sua moglie Gladys Meza Romero e del vice caporale Cédric Tornay: la versione ufficiale del Vaticano attribuì la responsabilità del delitto allo stesso Tornay.

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