LA DATA

23 gennaio 2003

Il 23 gennaio 2003 c’è stato l’ultimo contatto tra la sonda Pioneer 10 e la Terra. Lanciata il 3 marzo 1972, aveva lo scopo di fotografare Giove, la fascia di asteroidi che ruota ai confini del Sistema solare, di analizzare il vento solare e i raggi cosmici. Attualmente il Pioneer 10 è diretto verso la stella Aldebaran che dista circa 65 anni luce da noi. Dovrebbe trovarsi a 114,07 UA-Unità Astronomica (vale a dire 17 miliardi di chilometri dalla Terra) a una velocità di fuga di 12,04 chilometri al secondo (relativa al Sole) e si allontana dal sistema ogni anno di 2,54 UA.

Anche Pioneer 10 come il suo gemello Pioneer 11, oltre a una serie di strumenti scientifici, porta incise le immagini di un uomo e una donna nudi. È la famosa targa proposta da Carl Sagan (grande scienziato americano) e dal suo collega Frank Drake per offrire un segno di pace e di benvenuto, nel caso che una civiltà aliena intercetti il satellite. Insieme alla donna e all’uomo, che alza la mano in segno di pace, il Pioneer contiene numerose informazioni elementari in grado di essere comprese da una razza extraterrestre. Si tratta di una placca in alluminio anodizzato con oro, che porta incisi alcuni disegni (i due umani – rappresentati in scala davanti alla figura della sonda per dare l’idea precisa delle dimensioni medie di un uomo e una donna – la posizione esatta del sistema solare nella Galassia e quella della Terra nel Sistema solare).

Sagan uomo di straordinaria intelligenza e umanità, non ha mai pensato – come farebbe qualcuno che conosciamo bene, afflitto dalla paura dell’altro, dalla paura dei migranti, dall’ossessione che la nostra civiltà venga annientata da non ben precisate invasioni – che un’intelligenza aliena sia per forza a noi ostile. Anzi… tutt’altro. Se esiste un’intelligenza in grado di intercettare il Pioneer 10, per forza sarà animata da spirito di conoscenza e non di conquista. Per forza sarà affascinata e incuriosita dall’idea di entrare in contatto con la nostra civiltà. Dunque per quanto sia poco probabile che nell’immensità dell’Universo questo avvenga, Sagan ha approfittato dell’occasione per insegnarci che è meglio agire sempre in nome della pace e dell’amicizia. Cioè che è sempre bene – e meglio – costruire ponti e non muri (cit. don Andrea Gallo, vedi qui su TESSERE).