LA DATA

24 gennaio 1975

Il 24 gennaio del 1975 Keith Jarrett si esibisce a Colonia in un memorabile concerto, dalla cui registrazione verrà tratto The Köln Concert. Il concerto, edito su doppio vinile e distribuito nello stesso anno, fu premiato dalla rivista “Times” con il Record of the Year Award. Nel 1978 il doppio LP aveva già venduto quasi un milione e mezzo di copie.

Nel 1990 l’Ecm immise sul mercato la rimasterizzazione di The Köln Concert su un unico cd, una scelta che portò a quasi 5 milioni il numero delle copie vendute. Jarrett, maestro d’improvvisazione, dalla tecnica sopraffina che non ha nulla da invidiare a quella di Horowitz o Rubinstein, approfondirà la sua dimensione classica con incisioni di Bach, Händel, Mozart e Shostakovich.

The Köln Concert, capolavoro universalmente riconosciuto dell’artista che il grande pubblico apprezzava per i suoi virtuosismi jazz e la collaborazione con musicisti del calibro di Miles Davis, già dalle prime note ci fa pensare che qualcosa di grande accadde, quella sera d’inverno, a Colonia.

La registrazione del concerto è divisa in tre parti, la I che dura 26 minuti; la II, divisa nell’album in “a” e “b”, che dura 33 minuti e la terza, il finale del concerto, che dura 7 minuti. Originariamente il disco fu distribuito come LP, perciò la seconda parte fu divisa in ulteriori due parti, chiamate “II A” e “II B”. La terza parte, chiamata “II c”, è l’encore eseguito alla fine del concerto. Strepitosa è la capacità di Jarrett di eseguire un gran numero di improvvisazioni su uno o due accordi per periodi prolungati di tempo. Ad esempio, nella parte I, Jarrett esegue ben 12 minuti di improvvisazione utilizzando praticamente due soli accordi, il la minore settima e il sol maggiore. Lo stile presenta risonanze che vanno dal blues  al gospel, alla musica classica, al grande jazz. Negli ultimi sei minuti della parte I Jarret rimane su un tema sull’accordo di la maggiore. Nella parte II A, negli ultimi otto minuti si sviluppano sul re maggiore, mentre nella parte II B i primi sei minuti sono un’improvvisazione sull’accordo di fa diesis minore.

Il cinema non poteva non appropriarsi delle atmosfere ora intimiste e sognanti, ora energiche, dal ritmo quasi ballabile, del concerto di Jarrett. Emozionante è la sequenza di Caro diario di Nanni Moretti, dedicata a Pier Paolo Pasolini. Le note del Concerto a Colonia risuonano così dolorosamente in accordo con le immagini dell’Idroscalo, con la memoria di quella terribile fine, con il ricordo dei resti straziati del regista-poeta, da sembrare scritte proprio per lui.

 

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