LA DATA

25 luglio 1956

Il 25 luglio 1956 è stato il giorno più nero per la gloriosa storia della Marina mercantile italiana. Al largo della costa nordamericana di Nantucket, 300 chilometri a est di New York, a seguito di una collisione con la nave svedese Stockholm, l’Andrea Doria, mito della navigazione transatlantica e vero orgoglio nazionale, si inabissò a 75 metri di profondità dopo un’agonia durata undici ore.

Come il Titanic 44 anni prima e la Concordia 56 anni dopo, benché nel secondo caso la causa sia stata solo ed esclusivamente la stupidità umana, l’episodio segnò in maniera indelebile la storia della navigazione mondiale.

Poco prima del fatale impatto con la Stockholm, avvenuto alle 23.10, il transatlantico costruito nei cantieri Ansaldo di Genova e intitolato al celebre ammiraglio ligure del XVI secolo, stava navigando a 23 nodi verso New York, con a bordo 1134 passeggeri e 572 membri dell’equipaggio. Intorno all’ora di pranzo la nave si trovò ad attraversare un banco di leggera nebbia, che spinse il comandante Piero Calamai a salire in plancia, ben consapevole che, con il trascorrere delle ore, la foschia si sarebbe trasformata in un muro bianco. Del resto, le acque di Nantucket erano note anche ai naviganti meno esperti per i frequenti e fittissimi banchi di nebbia, provocata dall’incontro tra le acque gelide della corrente del Labrador e l’aria umida alimentata dalla corrente del Golfo.

La nebbia fu quindi l’innesco di una serie di eventi che portarono alla collisione, ma è anche uno degli aspetti più controversi dell’incidente: durante l’inchiesta, gli ufficiali italiani parlarono di un vero e proprio muro impenetrabile, che tuttavia cominciò a diradarsi poco dopo l’impatto; mentre l’equipaggio della Stockholm negò che nebbia ci fosse stata, anche se l’ufficiale svedese non seppe spiegare perché non vide le luci dell’Andrea Doria. Restano agli atti, tuttavia, i bollettini del battello faro di Nantucket che avvisava le navi della presenza di nebbia in quel tratto d’Oceano, in quelle ore.

In seguito sono state avanzate molte altre ipotesi; dai “palloni di nebbia” che avrebbero avvolto la nave italiana, risparmiando quella svedese, alle macchie solari che avrebbero disturbato i radar, fino alla fantasiosa teoria della presenza di polvere radioattiva che avrebbe impedito le segnalazioni tra le due navi.

Il naufragio costò la vita a 52 persone, di cui 46 sulla nave italiana che peraltro – a differenza della Concordia – fu teatro del più grande salvataggio della storia della navigazione, con il 70% dei passeggeri soccorsi e messi in salvo dall’equipaggio.